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Il calcolo sbagliato di chi continua a provare a tenere il piede in due scarpe

Ritirati gli emendamenti al decreto che regola il pass.
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Il calcolo sbagliato di chi continua a provare a tenere il piede in due scarpe

Ritirati gli emendamenti al decreto che regola il pass.
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Il calcolo sbagliato di chi continua a provare a tenere il piede in due scarpe

Ritirati gli emendamenti al decreto che regola il pass.
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Ritirati gli emendamenti al decreto che regola il pass.
Come volevasi dimostrare, ma come è stato stolto provocare: se si voleva evitare il voto di fiducia, sulla conversione del decreto legge che comprende le regole relative al Green Pass, la strada era quella del ritiro degli emendamenti, vale a dire del rimangiarsi quel che si era detto. Per la Lega un boccone amaro, ma interamente cucinato in casa loro. L’abitudine della contrattazione politica, dai tratti sgradevolmente levantini, consiste nell’alzare la voce, mettere alle corde e provare a ottenere qualche cosa in più. Sul tema di cui si parla o su qualche altro tavolo da gioco. La Lega aveva impostato così le cose, spinta anche dal bisogno di tenere assieme non tanto governisti e indipendentisti quanto governanti e parolai propagandisti. Solo che i presupposti del presidente del Consiglio erano diversi: a. avete votato anche voi – come gli altri, in Consiglio dei ministri – il testo ora sottoposto a conversione; b. per noi non c’è problema, mettiamo la fiducia e se volete mandarci a casa fate conto che ci siamo di già. Così le corde cui si volevano mettere gli altri se le sono trovate i leghisti attorno al collo. Il segnale, del resto, non poteva essere più chiaro, pubblico, in conferenza stampa, quando lo stesso Mario Draghi aveva annunciato l’estensione del pass e la possibilità dell’obbligatorietà, benché subordinata a determinate condizioni. Chi doveva capire ha capito. A questo si aggiunga che per un governo la cui maggioranza è praticamente la totalità del Parlamento meno uno, con una opposizione né pregiudiziale né particolarmente forte, ricorrere al voto di fiducia significa solo cattiva programmazione dei lavori parlamentari e/o cattiva gestione della maggioranza stessa. In questo caso ricorreva la seconda cosa, che è stata corretta con la forza dei fatti: o ritirate gli emendamenti o la fiducia va messa proprio per non dovere perdere tempo a discuterli tutti. Li hanno ritirati. I fumogeni lanciati, per mascherare l’inversione a 180 gradi, fanno tenerezza: tamponi gratis per chi non può fare il vaccino e per chi è povero. Peccato che chi non lo può fare è già previsto fra le categorie ovviamente escluse dal vaccino stesso, mentre è gratis e, quindi, non ha ostacoli di reddito. Sarebbe come dire: per i poveri niente divieto di sosta, lascino pure la macchina sulle strisce e non paghino. Non ha senso. A ogni modo, fine della discussione. Almeno speriamo che si sia appresa la lezione: i partiti della maggioranza possono liberamente scorrazzare laddove il governo non mette bocca, ovvero in campi di secondario livello, ma sulle decisioni prese non si molla. Avere richiesto la pubblica conferma e dimostrazione di ciò no, non rientra nei capitoli di saggezza e dignità. di Gaia Cenol

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