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La ‘‘bella vita’’ del bullo

Nell’immaginario collettivo il bullo è una persona senza cuore, immune alle emozioni e ai sentimenti. Ma anche la vita del bullo merita un approfondimento.

La ‘‘bella vita’’ del bullo

Nell’immaginario collettivo il bullo è una persona senza cuore, immune alle emozioni e ai sentimenti. Ma anche la vita del bullo merita un approfondimento.

La ‘‘bella vita’’ del bullo

Nell’immaginario collettivo il bullo è una persona senza cuore, immune alle emozioni e ai sentimenti. Ma anche la vita del bullo merita un approfondimento.
Nell’immaginario collettivo il bullo è una persona senza cuore, immune alle emozioni e ai sentimenti. Ma anche la vita del bullo merita un approfondimento.
Secondo uno studio dell’Anti-bullyng Centre del Trinity College di Dublino, sono maggiori infatti le possibilità, per i bulli, di soffrire di disturbi come depressione, ansia, deficit di autostima, alcolismo, autolesionismo e altre dipendenze. Negli ultimi anni il bullismo è divenuto tema centrale tanto da essere presente anche in molti progetti educativi, soprattutto scolastici . I primi studi sul fenomeno cominciarono negli anni ’60 nei paesi scandinavi e successivamente in Gran Bretagna ed Australia e il primo al mondo a lavorare scientificamente sul bullismo fu Dan Olweus, negli anni ’70. Nel 1993 pubblicò Bullying at School: What We Know and What We Can Do tradotto in 20 lingue e nel 1996 denunciò il bullismo perpetrato dagli insegnanti nei confronti degli studenti. Il vero boom mediatico arrivò negli anni 2000 quando cominciarono ad essere pubblicate sempre più notizie su casi di suicidio indotti da questa violenza, soprattutto di stampo omofobo. Esistono due forme di abuso: quello diretto in cui la relazione tra vittima e bullo è caratterizzata da violenze fisiche, sessuali, verbali, di stampo razzista oppure omofobo; e una forma meno visibile ma non meno pericolosa ovvero il bullismo indiretto che tende a danneggiare la vittima nelle sue relazioni con altre persone, escludendola ed isolandola attraverso la violenza psicologica. Il mix di queste due forme, implicita ed esplicita, assume le sembianze del bullismo psicologico e del cyber bullismo. In Italia l’osservatorio (In)difesa ha raccolto nel 2020 le risposte di 6.000 giovani dai 13 ai 23 anni: “il 68% di loro dichiara di aver assistito ad episodi di bullismo, o cyber bullismo, mentre ne è vittima il 61%. I ragazzi e le ragazze che esprimono sofferenza per episodi di violenza psicologica subita da parte di coetanei sono il 42,3%, in particolare il 44,57% delle ragazze segnala il forte disagio provato dal ricevere commenti non graditi di carattere sessuale online. Dall’altro lato, l’8% delle ragazze ammette di aver compiuto atti di bullismo, o cyber bullismo, percentuale che cresce fino al 14,76% tra i ragazzi”. Uno scenario tutt’altro che tranquillizzante, se si considera che il fenomeno era già grave negli anni precedenti ed è andato via via aumentando a causa dell’isolamento durante e post-pandemia. La terribile onda tsunami del Covid-19 non ha solo stravolto le nostre vite ma ha fatto emergere in maniera ancora più evidente problemi sociali e relazionali che vanno affrontati attraverso il recupero della nostra umanità. Sarebbe utile in questi casi riuscire a conciliare la logica della ragione con quella dell’ “Intelligenza emotiva” – celebre libro di Daniel Goleman, psicologo e giornalista statunitense – basata sulle logiche del cuore.

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