Moonwatch, l’orologio della Luna
Il retroscena dietro all’orologio reso celebre da uno degli astronauti che per primo camminò sulla Luna. Uno strumento che non misura solo il tempo.
Moonwatch, l’orologio della Luna
Il retroscena dietro all’orologio reso celebre da uno degli astronauti che per primo camminò sulla Luna. Uno strumento che non misura solo il tempo.
Moonwatch, l’orologio della Luna
Il retroscena dietro all’orologio reso celebre da uno degli astronauti che per primo camminò sulla Luna. Uno strumento che non misura solo il tempo.
Il retroscena dietro all’orologio reso celebre da uno degli astronauti che per primo camminò sulla Luna. Uno strumento che non misura solo il tempo.
Sono passati 52 anni da quanto l’Apollo 11 portò i primi uomini sulla Luna, gli astronauti statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin. Era il 20 luglio 1969.
Non si contano gli aneddoti che si sono susseguiti in questo mezzo secolo dietro quell’impresa che cambiò il mondo. C’è una storia che continua ad appassionare e merita di essere raccontata soprattutto al pubblico più giovane che associa la figura di Buzz Aldrin a quella del cartone animato Toy Story e al personaggio di Buzz Lightyear. Ma c’è un altro retroscena che merita di essere raccontato ed è quello che ruota attorno all’orologio indossato dall’astronauta durante le missioni spaziali. E’ proprio a lui che il mondo dell’orologeria deve il successo di un’icona senza tempo come il modello Omega Speedmaster, vero e proprio oggetto di culto tra gli appassionati dello spazio e non.
Data la sua partecipazione alla storica impresa spaziale è stato soprannominato “Moonwatch, l’orologio della Luna.” Prodotto in Svizzera nel 1957 dalla casa Omega, è un segnatempo che ha contraddistinto la storia. La scelta di Aldrin cadde su questo modello perchè robusto, in grado di superare gli esigenti test qualificativi della NASA e non fu dettata – come credevano in molti – da accordi pubblicitari.
La storia del Moonwatch, l’orologio dello spazio
Le prove erano severe e svariate: l’immersione ad una temperatura di 93° per molte ore, poi in congelatore a -18°, in seguito in ossigeno puro per due giorni, prima di subire la prova finale che riguardava la resistenza a compressione. Fu l’unico dei tanti orologi proposti a riuscire nell’impresa. Si può quindi definire resistente a qualsiasi circostanza. Sul retro possiamo trovare il famoso ippocampo, tipico di Omega, con le incisioni che ci ribadiscono ancora una volta il patrimonio storico insito in questo accessorio: primo orologio sulla Luna, qualificato dalla NASA per tutte le missioni spaziali. Nel corso del suo percorso leggendario lo Speedmaster è stato il compagno fidato dell’equipaggio in tutti e sei gli allunaggi. Per il quarantacinquesimo anniversario, OMEGA ha prodotto due affascinanti modelli in Edizione Limitata per rendere omaggio a Eugene Cernan, importante protagonista di molte imprese spaziali. Ultima persona ad aver toccato la superficie lunare durante la missione Apollo 17 del 1972, è rimasta celebre la sua scritta “T.D.C.” sul suolo, iniziali della figlia Tracy D. Cernan. E non è finita qui per la serie Omega. Nel 2030 è previsto l’atterraggio su Marte, sfida proibitiva per le condizioni climatiche del Pianeta Rosso, totalmente diverse da quelle della Terra e della Luna. Le aspettative sono elevate: l’orologio dovrà resistere ad una temperatura di -133 gradi. Quando si indossa un orologio del genere non lo si fa soltanto per apparire. Non è solo un semplice oggetto utile a misurare il tempo, ma anche un importante frammento di storia di cui bisogna essere consapevoli. di Marta MelaratoLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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