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Notti magiche

Per un giorno è permesso dimenticare prudenza e scaramanzia, celebrando un primo, grande successo.

L’Italia di Roberto Mancini è un inno al calcio. Gioca benissimo, cerca costantemente il goal e di fare la partita, ma soprattutto si è trasformata in un gruppo da fare invidia a tantissime squadre di club.

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Notti magiche

Per un giorno è permesso dimenticare prudenza e scaramanzia, celebrando un primo, grande successo.

L’Italia di Roberto Mancini è un inno al calcio. Gioca benissimo, cerca costantemente il goal e di fare la partita, ma soprattutto si è trasformata in un gruppo da fare invidia a tantissime squadre di club.

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Notti magiche

Per un giorno è permesso dimenticare prudenza e scaramanzia, celebrando un primo, grande successo.

L’Italia di Roberto Mancini è un inno al calcio. Gioca benissimo, cerca costantemente il goal e di fare la partita, ma soprattutto si è trasformata in un gruppo da fare invidia a tantissime squadre di club.

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Per un giorno è permesso dimenticare prudenza e scaramanzia, celebrando un primo, grande successo.

L’Italia di Roberto Mancini è un inno al calcio. Gioca benissimo, cerca costantemente il goal e di fare la partita, ma soprattutto si è trasformata in un gruppo da fare invidia a tantissime squadre di club.

Vero che vincere aiuta a vincere e fa sembrare tutto più bello, ma gli Azzurri non danno l’impressione – come pure abbiamo visto tante volte – di fingere un gran spirito di squadra. La coesione mostrata dall’Italia è di molto superiore alla media e non si ferma alle dichiarazioni di prassi del dopo partita. È il linguaggio del corpo a parlare e la partecipazione di ogni singolo giocatore alle partite e al ritiro non si può fingere o improvvisare. Il coro alquanto stonato eppure bellissimo di ieri sera sulle note di Notti Magiche del 1990, al ritorno in albergo dopo la vittoria sul Galles, è il modo più bello di far festa per pochi minuti e ricaricare le pile in vista degli ottavi di finale dell’Europeo. Colpisce anche la scelta di un inno, che è un omaggio alla generazione del Ct e del neo dirigente azzurro Gianluca Vialli, la cui presenza e carisma devono pesare molto in gruppo. La gran parte degli azzurri di oggi non era neppure nata all’epoca delle notti magiche del mondiale italiano, del nostro sogno infrantosi contro Maradona a Napoli. Vederli cantare a squarciagola ieri sera ci ha restituito l’idea di nazionale quanto le tre vittorie, i sette goal fatti e nessuno subito. Reduci dal deserto radioattivo del Mondiale mancato nel 2018, siamo qui a stropicciarci gli occhi e a godercela un po’, ricordando notti e pomeriggi magici dell’’82, ‘90, 2000, 2006, 2012, 2016. Vada come vada, ma orgogliosi di avere una Squadra. Perché il calcio resta la cosa più seria fra le meno serie della vita.   di Fulvio Giuliani

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