Le 24 ore di Meloni: da Trump a Vance doppio colpo
In 24 ore Giorgia Meloni è riuscita a lanciare un ponte per sé, l’Italia e l’Unione Europea fra le due sponde dell’Atlantico. E questo è un fatto rilevante e innegabile
Le 24 ore di Meloni: da Trump a Vance doppio colpo
In 24 ore Giorgia Meloni è riuscita a lanciare un ponte per sé, l’Italia e l’Unione Europea fra le due sponde dell’Atlantico. E questo è un fatto rilevante e innegabile
Le 24 ore di Meloni: da Trump a Vance doppio colpo
In 24 ore Giorgia Meloni è riuscita a lanciare un ponte per sé, l’Italia e l’Unione Europea fra le due sponde dell’Atlantico. E questo è un fatto rilevante e innegabile
Le 24 ore di Meloni: da Trump a Vance doppio colpo. In quest’era dell’incertezza, degli shock continui e delle nebbie, è quantomai fondamentale avere ben chiaro ciò che si voglia fare e dove si voglia arrivare.
Sono intercorse meno di 24 ore fra il faccia a faccia alla Casa Bianca con il presidente Donald Trump e quello di Palazzo Chigi con il suo vice JD Vance. E già questo è singolare di suo.
Ben più rilevante e innegabile che Giorgia Meloni sia riuscita a lanciare un ponte per sé, l’Italia e l’Unione Europea fra le due sponde dell’Atlantico.
Non lo diciamo noi. Lo ha dichiarato ieri il N.2 dell’amministrazione Usa, parlando esplicitamente a Roma della volontà di avviare una trattativa con l’Unione Europea. E a cui hanno fatto eco dopo poche ore fonti da Bruxelles. Per inciso, Vance è lo stesso che a Monaco l’Europa l’aveva mandata a stendere.
Sappiamo perfettamente come Trump sia in grado di minare questa fragilissima costruzione in ogni istante. Senza dar modo di capire se per capriccio o rispondendo a una qualche forma di strategia. Però si cucina con quello che si ha in dispensa ed è opportuno ragionare di ciò che si vede.
Sappiamo dei timori e sospetti nell’Ue per la missione della presidente del Consiglio. La Francia li aveva esplicitati. Ursula von der Leyen – che a tutt’oggi viene ignorata dalla Casa Bianca – ha tenuto contatti ripetuti nella fase di preparazione del vertice e ancora ieri.
L’Italia non si è smarcata ed è rimasta lì dove deve stare, mentre le dichiarazioni di carattere “ideologico” non aggiungono alcunché alla personalità politica della Meloni e soprattutto non incidono sul nocciolo del problema: trattare. Discutere di ciò che maggiormente preme in questa delicatissima fase geopolitica: i dazi.
Gli antipatizzanti di professione non avevano mancato di sottolineare come sul tema non si fosse cavato un ragno dal buco a Washington, ma le parole di Vance a Palazzo Chigi hanno dato corpo alla generica dichiarazione trumpiana sulla certezza di un accordo con l’Unione.
Tutti i (veri) leader politici finiscono per sviluppare un ego ipertrofico: Trump ne è il campione indiscusso ma non è il solo. In questo passaggio storico, la differenza la faranno quelli capaci di tener botta e parlar chiaro (sempre validi gli esempi canadesi e messicani), senza perdere di vista l’obiettivo da raggiungere.
Nel caso dei leader europei tutto questo è reso più complesso dalla doppia esigenza di tenere sempre da conto le opinioni pubbliche nazionali e al contempo i riflessi nei rapporti fra i 27.
Da questo punto di vista e cercando di non vivere tutta la nostra esistenza in una curva da stadio, il doppio incontro di Giorgia Meloni va giudicato indubbiamente positivo soprattutto in prospettiva.
Detto questo, mai accantonare la prudenza: stiamo comunque scrivendo di Donald Trump, l’uomo più imprevedibile e il politico più aggressivo e ondivago che esistano.
Di Fulvio Giuliani
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