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Abbracci ed equilibrismi

Un punto fermo non va mai dimenticato: la coerenza del governo italiano – per meglio dire dei governi italiani, Draghi e Meloni – nella tragedia Ucraina è un grande valore; gli abbracci fra la presidente del Consiglio e Zelensky non sono solo cinema, sono sostanza

 

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Un punto fermo non va mai dimenticato: la coerenza del governo italiano – per meglio dire dei governi italiani, Draghi e Meloni – nella tragedia Ucraina è un grande valore.

Un elemento che ha posto l’Italia in una condizione solida, rispetto alle sbandate di parte della maggioranza di governo, che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è sempre riuscita a gestire con fermezza e una certa dose di equilibrismo.

Ecco, è proprio sull’equilibrismo del capo del governo che vogliamo richiamare la vostra attenzione.

Perché in politica è un merito quello di saper gestire con realismo e una certa abilità funambolica posizioni distanti fra loro, cercando di non cascare dal filo su cui si compiono le evoluzioni, ma certi esercizi sono per loro natura a tempo determinato.

Per essere chiari, grazie al filo l’acrobata campa, ma sul filo non ci vive.

È evidente – a proposito di esercizi funambolici – il tentativo di Giorgia Meloni di mettere in evidenza la costanza del suo appoggio all’Ucraina e alla persona di Volodymyr Zelensky. Gli abbracci di ieri non sono solo cinema, sono sostanza. Allo stesso Zelensky definito nelle stesse ore ‘un piazzista da Circo Barnum’ da Trump.

Zelensky, Meloni, i “volenterosi” e Trump

Al contempo, la presidente del Consiglio si tiene a debita distanza dal gruppo dei “volenterosi”. Perché in quella distanza il capo del governo italiano conta di riuscire nella parte più complessa e a tratti spericolata del suo esercizio: mantenere in vita il “rapporto speciale” che si è venuto a creare con il Presidente degli Usa, senza tirare al contempo troppo la corda con gli alleati europei e finire isolata nell’Unione.

Questo sì che è un esercizio quasi impossibile. Perché se per un bel pezzo di maggioranza e del suo stesso partito è abbastanza semplice esercitarsi nel tiro a segno sull’Ue, atteggiandosi a mini Musk, per Giorgia Meloni la pratica è improponibile e potenzialmente suicida per le ricadute geopolitiche.

Proviamo a spiegare: l’ansia di non perdere la sponda americana ha motivazioni ideologiche, ma sopra ogni altra cosa è giustificata dal terrore di dover impegnare somme astronomiche nella difesa (il ministro Crosetto è il più efficace e autorevole “Grillo parlante” della coscienza meloniana), ma finire completamente isolati in seno all’Unione potrebbe avere conseguenze catastrofiche.

Perché, a dispetto delle facilonerie proto maga che abbondano nel nostro Paese (dell’opposizione non parliamo neppure, ma non è il tema di oggi), se l’Italia dovesse chiamarsi fuori dalle cruciali decisioni che attendono l’Ue nei prossimi anni – in particolare nella sua governance – commetterebbe uno dei più clamorosi e scriteriati atti di autolesionismo che si possano immaginare.

Un’Italia da sola – più che isolata – non conterebbe nulla, chissà se certa gente lo capirà mai.

Ed ecco spiegato quell’equilibrismo a tratti impossibile.

di Fulvio Giuliani

Credits video: Zelensky X / Agenzia Vista

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