
Altro che musica cambiata
Una gestione ideologica del tema epocale dei migranti è quanto di peggio augurarsi: ci mette in una condizione scomoda e avvelena i pozzi in casa.
| Politica
Altro che musica cambiata
Una gestione ideologica del tema epocale dei migranti è quanto di peggio augurarsi: ci mette in una condizione scomoda e avvelena i pozzi in casa.
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Altro che musica cambiata
Una gestione ideologica del tema epocale dei migranti è quanto di peggio augurarsi: ci mette in una condizione scomoda e avvelena i pozzi in casa.
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Una gestione ideologica del tema epocale dei migranti è quanto di peggio augurarsi: ci mette in una condizione scomoda e avvelena i pozzi in casa.
Perché dobbiamo ritrovarci in questo perenne gioco dell’oca impazzito? Perché buttare letteralmente via giorni e giorni, energie e tensioni nazionali e internazionali in una vicenda sempre uguale?
Una gestione ideologica del tema epocale dei migranti è quanto di peggio augurarsi: costa tantissimo in termini di immagine internazionale, avvelena i pozzi in casa, ci mette in una condizione scomoda e controproducente con i partner. Per cosa? Per poter dire di “aver difeso i confini“ o che “la musica è cambiata” e compagnia sciocchezzando?! Ovviamente, mentre volano i paroloni, dalle navi attraccate a Catania sono sbarcati tutti. Tutti.
In Calabria, i migranti si è deciso di farli scendere senza neanche aspettare i due giorni del caso siciliano. Forse c’erano meno telecamere ad attenderli…
Con la Francia siamo finiti in un fantastico balletto in cui, mentre ieri sera il nostro governo ringraziava Parigi della disponibilità a fare attraccare la ‘Ocean Viking’ nel porto di Marsiglia, a tarda sera “fonti anonime“ dell’esecutivo transalpino hanno definito “inaccettabile“ il comportamento italiano. Con la dolorosa postilla di un acido riferimento al comportamento del Paese che riceve “il maggior sostegno dalla solidarietà comunitaria“, allusione diretta alla valanga di quattrini che il Next Generation EU ha destinato all’Italia e che ci vengono ora sbattuti in faccia, mentre decidiamo di fare l’espressione truce e cattiva.
Tutto questo letteralmente per niente, per immagine, per una spruzzatina di ideologia – i ‘cattivisti’ contro i ‘buonisti’, entrambi ipocriti e inutili – per far felice chi non sa che vivere un’infinita campagna elettorale.
Di Fulvio Giuliani
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