Ambidestri: le contraddizioni della destra
Numerose le contraddizioni della destra su temi come Unione europea, fronte militare e immigrazione. La destra di governo somiglia soltanto nelle pose alla destra di opposizione
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Ambidestri: le contraddizioni della destra
Numerose le contraddizioni della destra su temi come Unione europea, fronte militare e immigrazione. La destra di governo somiglia soltanto nelle pose alla destra di opposizione
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Numerose le contraddizioni della destra su temi come Unione europea, fronte militare e immigrazione. La destra di governo somiglia soltanto nelle pose alla destra di opposizione
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Numerose le contraddizioni della destra su temi come Unione europea, fronte militare e immigrazione. La destra di governo somiglia soltanto nelle pose alla destra di opposizione
Dunque la a lungo bistrattata Unione europea è una cosa buona ed è necessario averne di più, che abbia più competenze, che estenda le proprie funzioni. Mica una cosa da poco. E accipicchia se sono significative le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto, cui plaudo: «Nessun Paese europeo può difendersi da solo (…). I tempi ci stanno obbligando a mettere insieme le forze armate dei 27 Paesi dell’Unione sul modello Nato». Bravo, ma bravo anche a contestare la tesi di chi gli fa osservare che l’Italia va a rimorchio e conta poco o nulla: «Contiamo moltissimo, assolutamente». Molto bene. È il contrario di quanto gli antieuropeisti hanno salmodiato per anni, esponenti della destra ora al governo compresi; è il contrario dell’Ue in cui non si conta nulla e dalla cui moneta unica si deve uscire. Ma va benissimo così.
Nel mentre Crosetto parlava a Trento, Giorgia Meloni era in Romagna con Ursula von der Leyen, annunciando che accederemo al fondo di garanzia. Giusto. Non che sia una bella cosa, perché si tratta di fondi per far fronte alle disgrazie, ma l’Italia è quella che ha usato il fondo più di ogni altro e ora torna a farlo. L’esistenza di quel fondo è la non nuova dimostrazione della natura solidale dell’Ue. L’opposto di quel che dissero. Del resto, uno dei più grandi meriti di Meloni (e uso il suo nome, anziché quello del suo partito, perché sono sicuro che molti dei suoi – così come i suoi alleati – la pensavano diversamente) è stato quello di assicurare in campagna elettorale che non ci sarebbe stato sfondamento di bilancio, che non avremmo fatto più deficit. Nei successivi atti del governo s’è confermato il percorso di rientro dal debito, già delineato dal governo precedente. E questo è il riconoscimento della validità e utilità dei vincoli di bilancio europei, senza i quali il singolo Paese si troverebbe esposto alla speculazione e soccomberebbe. Come Crosetto ben vede sul fronte militare. Anche in questo caso è il contrario di quel che sostennero, ma va benissimo così. Lo hanno capito tutti e lo hanno capito i mercati. Difatti regna la quiete.
Anche sull’immigrazione s’è capito che non ha senso puntare sulla redistribuzione – perché non funziona e perché già è illegittimamente praticata – ma sui confini comuni, quindi su più Europa. Alla faccia dei paventati e impossibili blocchi navali. E anche qui: bene.
La destra di governo somiglia soltanto nelle pose alla destra di opposizione. Che poi lottizzino la Rai lo trovo disdicevole tanto quanto lo era quando a lottizzarla erano altri. Che il loro elenco di intellettuali di destra sia divertente quanto quello di sinistra (che un intellettuale non si fa intruppare e se si fa intruppare è un corista) era ed è scontato. Si ersero a difensori dell’italianità della mitica “compagnia di bandiera” e ora ne cedono il 90% ai tedeschi di Lufthansa. Va benissimo così. Gianni Agnelli sostenne che la sinistra fa le cose che la destra non può fare. Non che faccia cose di sinistra, ma cose ovvie che agli altri non riescono perché la sinistra s’oppone. Il giochino vale anche al contrario: la destra fa le cose che la sinistra non può fare. Si stanno impiccando alla ratifica della riforma del Mes non perché non sappiano come sciogliere il nodo, ma perché provano a usare furbescamente quel che sanno di dovere fare sommessamente. Meglio non tirare e mollare, tanto più che il cappio non è il Mes – come avventatamente dissero – ma la sceneggiata che stanno facendo.
Dove casca l’asino? In quello che la politica, di destra e di sinistra, non sa fare. La classe dirigente è da troppo tempo selezionata nell’arte parolaia, ma quell’arte serve a nulla quando si ha in mano il Pnrr. Servono competenze, che ci sono ma non fanno politica. E l’occasione è buona per rinsanguare un mondo divenuto anemico. Sperando che, nel frattempo, la sinistra non si metta a fare la destra quand’era all’opposizione, rinunciando a spingere perché i fatti seguano alle parole e sperando di rifarsi gonfiando parole senza sostanza.
di Davide Giacalone
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