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Anche in campagna elettorale c’è un limite

Al voto mancano ancora alcune settimane di campagna elettorale e il rischio, continuando su questa china, è che quello che dovrebbe essere un momento di confronto si riduca a un teatrino di cattivo gusto.
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Anche in campagna elettorale c’è un limite

Al voto mancano ancora alcune settimane di campagna elettorale e il rischio, continuando su questa china, è che quello che dovrebbe essere un momento di confronto si riduca a un teatrino di cattivo gusto.
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Anche in campagna elettorale c’è un limite

Al voto mancano ancora alcune settimane di campagna elettorale e il rischio, continuando su questa china, è che quello che dovrebbe essere un momento di confronto si riduca a un teatrino di cattivo gusto.
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Al voto mancano ancora alcune settimane di campagna elettorale e il rischio, continuando su questa china, è che quello che dovrebbe essere un momento di confronto si riduca a un teatrino di cattivo gusto.

La campagna elettorale è il momento in cui le parti politiche tirano fuori ogni slogan possibile e immaginabile per tentare di accaparrarsi le preferenze dell’elettorato. Dovrebbe esistere però un limite oltre il quale si scade in un circo tutt’altro che edificante. Quello che è successo con il tweet di Fratelli d’Italia sulle “devianze”, dove il partito di Giorgia Meloni annuncia di voler riportare la gioventù perduta sulla retta via.

Peccato che anoressia, obesità e autolesionismo siano stati inseriti nell’elenco dei mali da estirpare al pari di droga e alcol. Come se problematiche così complesse, figlie di fragilità che vanno approcciate con tutta la delicatezza possibile, fossero la stessa cosa delle baby gang. E se da una parte si scivola, dall’altra invece di replicare in modo sensato, Enrico Letta risponde inneggiando alle devianze. Come se il gioco fosse semplicemente dire l’uno il contrario di ciò che sostiene l’altro, senza badare al contenuto di ciò che si va sostenendo.

Non c’è da stupirsi poi che chi a votare ci dovrebbe andare anziché avvicinarsi si allontani sempre più dall’agone politico. E d’altronde ne avevamo avuto un esempio analogo anche sulla vicenda del video dello stupro di Piacenza. Video che circola in rete, e che Giorgia Meloni aveva ripostato. Alle prevedibili critiche piovute da parte del Partito democratico era arrivata la pronta risposta che ricordava come proprio la sinistra avesse condiviso le foto dell’ambulante nigeriano massacrato a Civitanova Marche. Solo che c’è una differenza: la vittima di quella violenza sessuale è viva e deve essere tutelata, purtroppo invece Alika è morto. E quindi come accade in molti altri terribili casi di cronaca, le immagini possono essere rese pubbliche. Che sia opportuno o meno si può discutere, ma la vicenda di Piacenza è un’altra storia, e infatti il Garante della privacy ha aperto una istruttoria sulla diffusione di quelle immagini, che Facebook e Twitter hanno poi rimosso ieri. Un provvedimento a tutela della vittima, che infatti ha raccontato  di  essere  stata  riconosciuta  subendone un ulteriore danno.

Al voto mancano ancora alcune settimane e il rischio, continuando su questa china, è che quello che dovrebbe essere un momento di confronto – seppur tra inevitabili colpi bassi – si riduca a un teatrino di cattivo gusto dove invece di parlare di proposte e contenuti ci si preoccupa semplicemente di dire ciascuno il contrario di ciò che sostiene l’altro. E visto che arriviamo da mesi dove abbiamo già assistito a uno spettacolo non proprio edificante, sarebbe utile che tutte le parti politiche evitassero almeno di scadere nel ridicolo.

di Gaia Bottoni

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