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Quel che aiuta a far nascere bambini

La decisione di non far pagare l’asilo nido dal secondo figlio in avanti è indiscutibilmente un segnale positivo, un barlume di speranza
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La decisione di non far pagare l’asilo nido dal secondo figlio in avanti è indiscutibilmente un segnale positivo, un barlume di speranza
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La decisione di non far pagare l’asilo nido dal secondo figlio in avanti è indiscutibilmente un segnale positivo, un barlume di speranza
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La decisione di non far pagare l’asilo nido dal secondo figlio in avanti è indiscutibilmente un segnale positivo, un barlume di speranza
I “sì“ e i “no“ ai provvedimenti varati dal governo nella legge di bilancio – la vecchia “manovra economica“ – sono anno dopo anno figli in buona misura degli schieramenti, degli equilibri fra maggioranza e opposizione e anche all’interno delle maggioranze stesse. Nulla di nuovo, nulla che possa meravigliare. Se parliamo, però, dei provvedimenti tesi a favorire le famiglie e in particolar modo contrastare il calo demografico, bisognerebbe fare uno sforzo per oggettivizzare i giudizi. È un tema troppo importante, decisivo per il futuro dei nostri figli e la tenuta del welfare state, per lasciarlo preda degli schieramenti e ancor più delle posizioni ideologiche. La decisione di non far pagare l’asilo nido dal secondo figlio in avanti è indiscutibilmente un segnale positivo, un barlume di speranza per chi come noi ha sempre pensato che non sarebbero mai stati i bonus (pannolini, bebè in senso lato e compagnia cantante) a spingere le coppie a fare più figli. Solo i servizi possono fare la differenza, un ecosistema di servizi per essere più precisi. Da questo punto di vista, è facile la critica a una norma tutto sommato limitata. È scontato che si dovrebbe fare di più, ma il realismo delle risorse a disposizione impone di limitare la naturale propensione alla polemica politica. Anche il prolungamento dei congedi di maternità e paternità rientra sotto la voce “servizi alla famiglia“. Un Paese che volesse realmente prendere di petto una situazione da incubo come quella del gelo demografico dovrebbe accantonare qualsiasi approccio ideologico in materia e mettersi a lavorare senza distinzioni di parte. Ascoltare le migliori menti a disposizione e i più ferrati in materia, per produrre una serie di interventi capaci di incidere nel medio e lungo periodo sulla natalità in Italia. Gli asili nido sono un discrimine per tante, troppe donne costrette a una scelta che è una vergogna per la nostra società: fare un secondo figlio o lavorare. Perché se la prima gravidanza può essere ancora frutto di un naturale desiderio di maternità, di amore per l’amore e di quelle spinte alla vita e alla gioia che – grazie al cielo – ancora danno colore alla nostra esistenza, tutti i numeri e le analisi ci dicono che dalla seconda in avanti la pressione economica rischia di farsi insostenibile. C’è da avviare un circolo virtuoso, che lentamente possa tornare a far abbassare l’età della prima gravidanza, garantendo alle famiglie non solo l’asilo nido, ma la scuola a tempo pieno e un sistema di avviamento allo sport che non costringa i genitori a salti mortali alla lunga impossibili o a riservare di fatto una serie di attività a chi se le può permettere. La decisione di ieri non invertirà certo il trend demografico, ma indica una strada. Appena un primo passo, ma da qualche parte dobbiamo pur cominciare. di Fulvio Giuliani

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