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Campania e Caivano, un mondo a parte

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La Campania è un mondo a parte. Lo scriviamo con consapevolezza perché qui viviamo, qui lavoriamo, qui pensiamo, qui lottiamo

Campania

Campania e Caivano, un mondo a parte

La Campania è un mondo a parte. Lo scriviamo con consapevolezza perché qui viviamo, qui lavoriamo, qui pensiamo, qui lottiamo

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La Campania è un mondo a parte. Lo scriviamo con consapevolezza perché qui viviamo, qui lavoriamo, qui pensiamo, qui lottiamo

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La piscina non c’era, la piscina c’è. Il centro sportivo Delphinia a Caivano era il simbolo del degrado: macerie, droga, stupri, omicidi. Il nuovo centro sportivo, voluto dal governo e inaugurato dalla presidente del Consiglio, è qualcosa di più di una speranza: è la prova che il degrado può essere sconfitto. Ecco perché un anno dopo le violenze subite dalle due cuginette residenti nel Parco Verde di Caivano, don Maurizio Patriciello durante la Messa può dire che «certo, lo Stato non è Dio» ma se lo Stato fa la sua parte con i vigili urbani, gli assistenti sociali, con il controllo del territorio e con le scuole e l’università beh, allora, «non possiamo non gioire» perché c’è una possibilità di riscatto e di vita civile anche per questa parte degradata d’Italia. Questo è il punto e non bisogna nasconderlo: la Campania – la Campania dell’hinterland napoletano e casertano – è una vastissima area che ha bisogno di aria nuova per ritornare a respirare. La piscina, allora, ha un valore perché, sì, dimostra che si può fare.

Il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha ricordato, dopo aver espresso a denti stretti soddisfazione per Caivano, che ci sono altri 550 Comuni che attendono lo sblocco dei fondi di Coesione. Attraverso una rivendicazione si ammette che la Campania – parte della Campania – è un mondo a parte: sia politicamente, sia economicamente, sia socialmente. Ma l’operazione-Caivano può essere ripetuta per tutti i 550 Comuni richiamati da De Luca? Certamente no. C’è bisogno che ci sia la presenza dello Stato, non c’è dubbio; ma è altrettanto certo che serve anche una volontà di rinascita locale e, anzi, il cuore del problema è proprio in loco. Del resto, anche a Caivano lo Stato non ha fatto tutto da solo e proprio la figura del prete, don Maurizio, è stata decisiva per cercare – persino con la forza della disperazione – di provare a uscire dal degrado. Eppure, quel sacerdote è stato lasciato solo. Non solo. È stato criticato dalla sinistra e persino svillaneggiato e insultato dallo stesso presidente De Luca. E perché? Perché denunciava, perché parlava, perché partecipava a incontri con il capo del governo italiano.

Chi ha sostenuto la necessità del reddito di cittadinanza proprio per quelle zone di degrado sociale, politico ed economico può pensare di opporsi al recupero del centro sportivo del Parco Verde perché il governo in carica non è di sinistra ma di destra? La Campania è un mondo a parte. Lo scriviamo con consapevolezza perché qui viviamo, qui lavoriamo, qui pensiamo, qui lottiamo. Conosciamo uomini, donne, volti, occhi, mani, partiti, situazioni, luoghi, storie e sappiamo che le scelte politiche legate ai fondi – i soldi – sono fatte per creare e consolidare consenso politico e clientele sociali che a loro volta sono l’origine e la causa del degrado. È da questo circolo vizioso che bisogna uscire ma la via di uscita, per giri e ragionamenti che si facciano, non si trova mai perché è una sola: spezzare il circolo vizioso. È questo che ha capito molto bene don Patriciello, che in questa storia è l’unico che davvero ci ha messo la faccia e qualcosa in più, rischiando la vita. È bene dire le cose come stanno.

Ora quel centro sportivo nuovo quanto durerà? È questa la vera sfida. Il centro cambia nome ed è affidato alle Fiamme Oro della Polizia di Stato. Forse, non c’è altra strada da seguire. Tuttavia, è facile notare che il punto di forza è al contempo un punto di debolezza perché è la presa d’atto che nel corpo della vita civile non ci sono le forze sufficienti per non ricadere nel degrado e, dunque, serve la presenza continua e reale delle forze dell’ordine. La Campania è un mondo a parte. Fino a quando?

di Giancristiano Desiderio

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