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Case green, il Parlamento Ue approva la direttiva

La direttiva relativa alle case e alla compatibilità ambientale (Case green) è equilibrata e priva di imposizioni, nonché ancora in attesa del vaglio del Consiglio europeo

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Case green, il Parlamento Ue approva la direttiva

La direttiva relativa alle case e alla compatibilità ambientale (Case green) è equilibrata e priva di imposizioni, nonché ancora in attesa del vaglio del Consiglio europeo

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Case green, il Parlamento Ue approva la direttiva

La direttiva relativa alle case e alla compatibilità ambientale (Case green) è equilibrata e priva di imposizioni, nonché ancora in attesa del vaglio del Consiglio europeo

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La direttiva relativa alle case e alla compatibilità ambientale (Case green) è equilibrata e priva di imposizioni, nonché ancora in attesa del vaglio del Consiglio europeo

Due cose andrebbero chiarite. La prima è che è bislacco supporre che le misure di salvaguardia dell’ambiente siano di sinistra, mentre la libertà di riscaldarsi a carbone e avere la casa senza fogne sia di destra. Tanto più che l’ambiente va conservato, il che è da conservatori. La seconda è che sarebbe bene smetterla – fra partitanti e giornalanti – di esprimersi con gli stereotipi della lamentazione derelitta, sicché risulta essere “imposizione europea” un voto del Parlamento europeo. Se la si mette su quel piano si deve definire una legge che regola la materia fiscale quale “imposizione di Roma”, il che porta dritto dritto al desiderio di secessione. E non è che non ci abbiano provato, ma (fortunatamente) non ci sono riusciti.

Una cosa è l’ideologismo verdeggiante di quanti usano il tema ambientale per tornare a rimestare nell’antico e sempre ribollente pentolone dell’avversione al progresso, alla ricchezza e ai consumi (un ideologismo largamente accasato nel mondo digitale, estremamente energivoro: a dimostrazione che manco nel e per parlare sono coerenti con quel che dicono); un’altra è tenerci a vivere in un ambiente salubre, non soltanto perché è migliore di uno insalubre ma perché rende di più e costa meno del difendersi dai danni che si creano. Dopo di che, come in tutte le cose, il punto di equilibrio c’è chi lo vuole più a dritta e chi lo spera più a manca, ma senza esagerare in rozze semplificazioni e assurde demonizzazioni.

E veniamo alla direttiva approvata dal Parlamento europeo, dove siedono europei eletti da europei che fortunatamente la pensano in modo fra loro diverso, ma dove sono rare eccezioni quelli che vogliono morti o ridotti in miseria gli europei e la loro Unione europea. La direttiva relativa alle case e alla compatibilità ambientale è equilibrata e priva di imposizioni, nonché ancora in attesa del vaglio del Consiglio europeo. Nessuno di noi dovrà buttare via la caldaia, ma a un certo punto non si potranno più dare incentivi per installare quelle che dovranno essere superate e, dal 2040, non si potranno più installare. Quel che c’è va a esaurimento.

A guardare la mia caldaia a gas mi pare improbabile che, a quella data, debba pormi alcun dilemma. Tutto il resto delle case in cui viviamo e degli uffici in cui lavoriamo è oggi dotato di impianti che un tempo non c’erano e che da tempo sono divenuti obbligatori. C’è una ragione per cui un tempo un cortocircuito dava luogo a un incendio e oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, va solo via la luce. Sarà pure stata un’imposizione, ma di banale buon senso applicato alla sicurezza collettiva. Fu un’imposizione anche lo specchietto retrovisore esterno, nelle autovetture. Su quella di mia madre fu inchiodato quale protesi posticcia, perché prima di una certa data non era montato di serie. Sfido a trovare oggi qualcuno capace di mettere in dubbio la sua utilità. Volendo si può continuare con esempi simili, ma volendo si può anche smetterla di dire fesserie su tutto quello che ha a che vedere con il porre delle regole nella vita collettiva. La loro assenza non è di destra o di sinistra, ma il caos. Contrastarle non è di destra o di sinistra, è vittimismo frignante travestito da libertarismo accecato. Per carità, discuterle e ridiscuterle è sempre bene, ma far passare un voto parlamentare come un’imposizione è sempre male.

Circa le nostre case, segnalo piuttosto che sono stati rivalutati gli estimi catastali, dopo che si era impedito – come, invece, sarebbe necessario – di riformarli e renderli realistici. Il risultato è che gli immobili nuovi e periferici guadagnano più valore di quelli vecchi e centrali. Peccato che le prime siano le case più modeste, mentre le seconde quelle più frequentemente ricche. Un maggiore peso fiscale, quindi, si addensa sul ceto medio e medio-basso. Se si usasse la cortesia di ricordare a chi si deve questo immeritato regalo, forse si aiuterebbe a rendere tutto più vivibile. Compreso l’ambiente politico.

di Davide Giacalone

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