Centrodestra-centrosinistra, bubbole per attrarre voti
Centrodestra (o destra-centro) e centrosinistra o campo largo e liquefatto sono bubbole per attrarre voti e poi disattendere in larga parte le promesse pre-elettorali
Centrodestra-centrosinistra, bubbole per attrarre voti
Centrodestra (o destra-centro) e centrosinistra o campo largo e liquefatto sono bubbole per attrarre voti e poi disattendere in larga parte le promesse pre-elettorali
Centrodestra-centrosinistra, bubbole per attrarre voti
Centrodestra (o destra-centro) e centrosinistra o campo largo e liquefatto sono bubbole per attrarre voti e poi disattendere in larga parte le promesse pre-elettorali
Centrodestra (o destra-centro) e centrosinistra o campo largo e liquefatto sono bubbole per attrarre voti e poi disattendere in larga parte le promesse pre-elettorali
Non c’è bisogno di particolari voli pindarici: basta mettere in fila i fatti e i comportamenti dei partiti. Un giorno al Parlamento europeo sulla Russia terrorista si divide la sinistra. Il giorno dopo invece su Orbán illiberale si divarica il centrodestra. A Roma Carlo Calenda s’incontra con la presidente del Consiglio, ufficialmente per parlare di manovra economica. In maniera invece più umbratile, la metà renziana del terzo polo sussurra all’orecchio di Silvio Berlusconi. A via della Scrofa lo stato maggiore di Fratelli d’Italia lavora per definire un contenitore che magari debutterà alle Europee, sartorialmente cucito addosso alla fisionomia politica e mediatica di Giorgia Meloni. Sull’altro fronte il Pd si prepara al congresso che dovrà definire un nuovo profilo identitario oltre che una nuova leadership, mentre i Cinquestelle di Giuseppe Conte si adoperano per capire quali compagni di strada scegliere e cosa fare delle alleanze, vere o presunte.
Cosa ci racconta tutto questo movimentismo? Una cosa semplice che su queste pagine è stata più volte sottolineata. E cioè che i contenitori di centrodestra e centrosinistra (e le sigle partitiche che al loro interno si raggruppano) sono finzioni attaccate con lo sputo della convenienza ai fini del potere o della distinzione ai fini della reciproca cannibalizzazione elettorale. Si tratta di un esercizio che inganna gli elettori perché nessuno dei due agglomerati – comunque si vogliano atteggiare – è in grado di offrire al Paese una maggioranza coesa, visto che sono attraversati da faglie su argomenti fondamentali: dalla guerra all’energia, dalla salvaguardia delle fasce più deboli della popolazione all’eterno scaricabarile sulle emergenze di sempre che riguardano l’immigrazione, la messa in sicurezza del territorio, il rapporto con l’Unione europea.
Centrodestra (o destra-centro) e centrosinistra o campo largo e liquefatto sono bubbole per attrarre voti e poi disattendere in larga parte le promesse pre-elettorali. Sono specchietti per le allodole che finiscono inevitabilmente per deludere i cittadini. Che non a caso in maniera via via più massiccia disertano i seggi e si disaffezionano all’esercizio del voto, in tal modo indebolendo la democrazia e i suoi istituti.
I fatti elencati sono avvisaglie, scosse telluriche che nel profondo terremotano gli equilibri politici di superficie. Sono movimenti che preparano la – a questo punto salutare – scomposizione e ricomposizione degli schieramenti, auspicabilmente verso la conquista di una maggiore saldezza e unità di indirizzo. La presidente del Consiglio assicura che durerà cinque anni. Ma nel mentre lo afferma occhieggia ad Azione, nella speranza di blindare la legge di Bilancio. Tuttavia anche questa è una finzione perché, se davvero un pezzo dell’opposizione dovesse sostituire nei voti un pezzo di maggioranza, ne deriverebbe uno sconquasso politico che certo Palazzo Chigi non può vaticinare e tanto meno potrebbe governare. Com’è pure palese che Calenda non incontri Meloni per confrontarsi sulle misure della legge di Stabilità: per quello c’è il Parlamento. L’intenzione è più ampia e più ambiziosa: resta da capire se più fondata. Idem per Renzi, che fa politica come gli è congeniale: a strappi e con incursioni in campo avverso. Anche in questo caso si tratta di capire con quante possibilità di successo.
L’Italia è un Paese dove una volta la politica era immobile e adesso è diventata pongo. Speriamo che arrivi un mastice più efficace. Coi tempi necessari perché, come la natura, anch’essa non fa salti. Festina lente, dicevano i Romani. Appunto.
di Carlo FusiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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