Cercasi un’idea d’opposizione
Elly Schlein e le scelte del PD. Un grande Paese moderno ha bisogno di un’opposizione credibile e riconoscibile almeno quanto di un governo. E in Italia proprio non ci siamo
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Cercasi un’idea d’opposizione
Elly Schlein e le scelte del PD. Un grande Paese moderno ha bisogno di un’opposizione credibile e riconoscibile almeno quanto di un governo. E in Italia proprio non ci siamo
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Cercasi un’idea d’opposizione
Elly Schlein e le scelte del PD. Un grande Paese moderno ha bisogno di un’opposizione credibile e riconoscibile almeno quanto di un governo. E in Italia proprio non ci siamo
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Elly Schlein e le scelte del PD. Un grande Paese moderno ha bisogno di un’opposizione credibile e riconoscibile almeno quanto di un governo. E in Italia proprio non ci siamo
Ne ho voluto scrivere questa mattina in apertura su La Ragione e, se vorrete, sulla prima pagina del vostro quotidiano troverete più in esteso ciò che penso dell’opposizione in Italia.
Per essere più precisi, del principale partito d’opposizione nel nostro Paese.
Qui, più in sintesi, voglio ragionare insieme a voi della linea-non linea che il Pd sembra essersi data. Il partito che negli ultimi anni ha tanto governato – pur senza aver vinto le elezioni e questo è il classico elefante nella stanza ma non l’oggetto della nostra riflessione odierna – ha comunque saputo incarnare un’idea di politica “responsabile”, in special modo in politica estera. Piaccia o non piaccia, il fortissimo ancoraggio atlantista e occidentale del Paese dall’aggressione russa all’Ucraina del febbraio 2022 a oggi, passando da tutte le pesantissime conseguenze che abbiamo dovuto registrare, è frutto della posizione decisa di un presidente del Consiglio, Mario Draghi, ma anche dell’amplissima maggioranza che lo seppe appoggiare. Nella quale il Partito democratico costituiva sicuro riferimento europeista e occidentale.
Le cose cambiano, per carità del cielo, i monoliti poco si addicono alle democrazie sviluppate, ma la coerenza resta un valore. L’astensione sul voto per la fornitura delle armi all’Ucraina non è un esercizio retorico, una mossa per accreditarsi nella sfibrante e abbastanza ridicola corsa a contendere voti al Movimento 5 Stelle: è la sconfessione di tutta quella politica di cui sopra. Il cui impianto passa dal ruolo certo non secondario dell’allora ministro della difesa Guerini, che infatti coerentemente ha votato a favore ignorando la “disciplina di partito“.
Sulla politica estera non si scherza e allora il Pd e la sua leader Elly Schlein finiscono per apparire per quello che sono: un partito ondivago e via via meno riconoscibile, guidato da una populista radical chic.
Non sono cattive parole, ma è un mix molto, molto complesso da spiegare all’elettore. Perché se voglio i populisti scelgo gli originali in materia, mentre anche nelle mitiche “ZTL“ del Pd certe scelte che oggi fanno apparire il partito all’inseguimento del M5S e magari domani persino della stessa maggioranza appaiono sempre meno digeribili.
È una vita, ormai, che lo scriviamo: un grande Paese moderno ha bisogno di un’opposizione credibile e riconoscibile almeno quanto di un governo. E non ci siamo proprio.
di Fulvio Giuliani
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