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Alla Camera una riflessione sul presente e il futuro della Costituzione

L’evento a Montecitorio per i settantacinque anni della Costituzione italiana
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Alla Camera una riflessione sul presente e il futuro della Costituzione

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Alla Camera una riflessione sul presente e il futuro della Costituzione

L’evento a Montecitorio per i settantacinque anni della Costituzione italiana
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L’evento a Montecitorio per i settantacinque anni della Costituzione italiana

Limitare e regolare il potere attraverso i meccanismi del diritto pubblico e la costituzione: questo il tema attorno a cui è ruotato il convegno intitolato “Potere e Costituzione”, come il volume a più voci, incluso nella collana “I Tematici” dell’Enciclopedia del Diritto, dell’editore Giuffrè Francis Lefebvre, diretto da Marta Cartabia e Marco Ruotolo. L’evento si è tenuto nella sala della Regina di Palazzo Montecitorio alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Presenti, tra gli altri, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, il presidente emerito della Consulta Giuliano Amato, il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, Anna Finocchiaro e la vicepresidente della Corte Costituzionale Daria de Pretis.

L’occasione è stata la ricorrenza del settantacinquesimo anniversario della Costituzione italiana, entrata in vigore il primo gennaio del 1948. Costituzione che continua a essere strumento imprescindibile per decifrare il presente e il futuro della nostra società, nonostante il continuo mutamento degli scenari sociopolitici: «Si rendono necessari una nuova riflessione e un nuovo confronto sui temi della Costituzione – ha detto Marta Cartabia, presidente emerito della Corte Costituzionale -. Già nella voce ‘Costituzione della Repubblica’ si segnalava la necessità di riportare in asse la parte seconda della Costituzione, quella dedicata all’ordinamento della Repubblica. Oggi a risvegliare l’attenzione su questo è lo stato di salute delle democrazie costituzionali nel mondo. Dopo un lungo periodo di espansione e crescita, le democrazie costituzionali oggi mostrano alcuni segni di affaticamento, di cui il segnale più evidente è la disaffezione dei cittadini alle consultazioni elettorali. Le emergenze, come la pandemia e la guerra – ha aggiunto – hanno ulteriormente messo alla prova la tenuta delle istituzioni democratiche in molti paesi, con l’affetto di acutizzare problemi già emergenti da tempo. Il potere non è più solo nei Palazzi del potere, ma ha subito una metamorfosi e ha cambiato modo di agire. E noi dobbiamo imparare a riconoscerlo».

Per Giuliano Amato, presidente emerito della Corte costituzionale, il maggior logoramento del nostro sistema è da ricercare nel potere partecipato: «A suo tempo la costituzione volle che i cittadini partecipassero alla determinazione della politica nazionale e locale attraverso i partiti politici, in un tempo in cui questi ultimi avevano una formidabile legittimazione – ha affermato -. Erano effettivamente canali interattivi dei rapporti tra cittadini e i loro rappresentanti. Il nostro dramma è che ora quella funzione non la esercita nessuno e si spaccia per partecipazione il cumularsi caotico di partecipazioni private e individuali attraverso i social network, che non sono l’espressione di interazioni tra esseri umani che portano alla comuna identificazione di un interesse comune, ma portano a un contrapporsi di dee e posizioni e di opposizioni. E allora tutta la costruzione della nostra democrazia si trova a mantenersi in piedi non avendo a disposizione questo eccezionale cemento, che va riformato».

Ha aggiunto Gaetano Silvestri, presidente emerito della Corte costituzionale: «La vecchia separazione di stato e società civile risulta ormai superata, perché non più necessaria a distinguere la sfera della libertà da quella dell’autorità. La libertà che ripara l’individuo dai possibili abusi del potere pubblico si mantiene e si sviluppa all’interno delle istituzioni senza cadere nell’antico organicismo e nel moderno totalitarismo. Essa è il risultato di sempre più stretta compenetrazione tra società e istituzioni. La stessa antica divisione dei poteri perde la sua antica dimensione di tecnica architettonica del potere statuale in funzione della garanzia, per diventare sempre più una formula di non cumulo applicabile in ogni contesto, anche piccolo, dove un potere, pubblico o privato, deve essere esercitato».

Ai microfoni de La Ragione, Antonio Delfino, direttore comunicazione e relazioni istituzionali di Giuffrè Francis Lefebvre, ha indicato quale, secondo lui, sarà la sfida più complicata che attende la costituzione nei prossimi anni: «Come ha richiamato nelle sue conclusioni il presidente Amato, credo che la sfida più grande sia quella di salvaguardare l’ambiente, soprattutto per le giovani generazioni». E sulla possibilità che si concretizzi la riforma costituzionale pensata dal governo Meloni, conclude: «La costituzione è stata rivista in alcuni punti tantissime volte. Naturalmente il nodo delle riforme istituzionali è quello più difficile da affrontare per ogni governo, compreso quello attuale. Tutti i partiti dovranno rendersi conto che è una situazione che dovrà essere risolta e immagino che, con senso di responsabilità, questo avverrà».

di Giacomo Chiuchiolo

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