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La Dc: mezzo secolo di governi lampo

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Nell’Italia della I Repubblica i governi non duravano tantissimo ma è vero anche che, in quell’anomalia tutta italiana, la Dc ha governato mezzo secolo. Forse da questo deriva la fragilità del nostro sistema politico.

La Dc: mezzo secolo di governi lampo

Nell’Italia della I Repubblica i governi non duravano tantissimo ma è vero anche che, in quell’anomalia tutta italiana, la Dc ha governato mezzo secolo. Forse da questo deriva la fragilità del nostro sistema politico.

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La Dc: mezzo secolo di governi lampo

Nell’Italia della I Repubblica i governi non duravano tantissimo ma è vero anche che, in quell’anomalia tutta italiana, la Dc ha governato mezzo secolo. Forse da questo deriva la fragilità del nostro sistema politico.

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Mi è capitato di rivedere in questi giorni una copertina del settimanale “Panorama” del 1972, mezzo secolo fa, grazie anche a un amico regista vero maestro degli archivi.

Nella fotografia si vede Giulio Andreotti in piedi – doppio petto, 24 ore di pelle nella mano destra, gli occhiali nella sinistra – e accanto il titolo «Un governo per tre mesi?». La durata non deve ingannare, anche se di primo acchito farebbe pensare alla fragilità delle maggioranze nel Belpaese come a una patologia cronica del nostro modo di intendere la politica. E invece no.

Perché è vero che nell’Italia della prima Repubblica i governi non duravano tantissimo ma è altrettanto vero che la Democrazia cristiana, in quel sistema, ha governato quasi per mezzo secolo. Era un mondo (in anni di Guerra fredda) la cui vera stabilità non stava nelle alleanze di governo bensì in un partito (con i suoi alleati laici) che di fatto imperniava il sistema.

Chissà, forse proprio da quella anomalia italiana del secolo scorso, con il potere e la Dc che sono stati per decenni la stessa cosa, deriva oggi una certa fragilità del nostro sistema politico. Oggi che un partito o un leader quando vincono le elezioni e governano durano due o tre anni al massimo e poi puff, si sfanno come neve al sole.

Oggi che i leader sembrano aver perso quel pizzico di autoironia (necessaria in politica come il pane) che faceva dire ad Andreotti, anche nei momenti critici: «Sono consapevole dei miei limiti, ma sono anche sicuro di non essere circondato da giganti».

di Massimiliano Lenzi

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