Difesa e realtà
La stampa ha presentato i maggiori fondi stanziati per la Difesa nella manovra 2023 come una sorta di “Finanziaria occulta”, insieme ad altri di cui poco si era parlato
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La stampa ha presentato i maggiori fondi stanziati per la Difesa nella manovra 2023 come una sorta di “Finanziaria occulta”, insieme ad altri di cui poco si era parlato
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La stampa ha presentato i maggiori fondi stanziati per la Difesa nella manovra 2023 come una sorta di “Finanziaria occulta”, insieme ad altri di cui poco si era parlato
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La stampa ha presentato i maggiori fondi stanziati per la Difesa nella manovra 2023 come una sorta di “Finanziaria occulta”, insieme ad altri di cui poco si era parlato
La stampa ha presentato i maggiori fondi stanziati per la Difesa nella manovra 2023 come una sorta di “Finanziaria occulta“, insieme ad altri di cui nelle scorse settimane poco si era parlato. Si pensi a quelli riservati al Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia Romagna di Imola di Formula 1.
La Difesa, però, è tutt’altra faccenda. O almeno dovrebbe esserlo in un Paese consapevole e non affetto da un provincialismo sconfortante appena si parli di soldi pubblici da investire nelle Forze Armate.
Nonostante le straordinarie prove offerte dalle nostre donne e dai nostri uomini in divisa in giro per il mondo, a dispetto delle due guerre alle porte di casa che impongono di attrezzare le Forze Armate in modo da farne la seconda, indispensabile gamba di qualsiasi azione diplomatica si voglia intraprendere in aree di crisi, in Italia parlare di maggiori finanziamenti per Esercito, Marina e Aeronautica è uno dei peggiori tabù.
Del resto c’è un gran pezzo di pubblica opinione che ritiene di poter cancellare con la sola forza di volontà e del pensiero il male. Il male dell’aggressione della Russia all’Ucraina, della bestiale giornata lucidamente preparata e realizzata dai terroristi tagliagola di Hamas contro Israele. I benpensanti, secondo i quali a questa gente se gli dici di fare i bravi e tornarsene a casa ti staranno a sentire. Invece, guarda un po’, non solo non ti staranno a sentire, ma non vedono l’ora di poter contare sul pacifismo d’osteria, sulle parole così facili da pronunciare o scrivere e altrettanto inutili nell’essere realmente al fianco degli ucraini aggrediti o dei cittadini israeliani brutalizzati il 7 ottobre.
Anche dei civili di Gaza, sottoposti alle nefaste conseguenze della risposta violenta e priva di strategia di un governo israeliano fra i meno preparati alla gestione delle crisi della storia dello Stato ebraico.
Per contare negli scacchieri diplomatici, non servono parole facili e vuote, ma linea politica, coerenza e forza credibile. Serve la straordinaria professionalità di donne e uomini con le stellette, di cui essere orgogliosi. Per fare un esempio di grande utilità e attualità, pensiamo alle nostre unità dispiegate nel Mediterraneo orientale nel Golfo Persico, a tutela del nostro contingente in Libano, degli interessi italiani, della Nato e dell’intero Occidente contro la minaccia terroristica di Hamas e degli Houthi, entrambi foraggiati dal regime teocratico e sanguinario dell’Iran.
Gente che impicca gli omosessuali e considera le donne esseri inferiori, tanto per ricordare chi sono coloro che vogliono il nostro male e che non possiamo combattere a parole o, quando dolorosamente necessario, con le cerbottane.
Quindi, più coraggio politico, più realismo, meno retorica buona per farsi belli sui social senza poter incidere neppure per sbaglio nelle dolorose storie che purtroppo restano il panorama del 2024.
di Fulvio Giuliani
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