Dopo il voto in Sardegna
Dopo il voto in Sardegna
Dopo il voto in Sardegna
Le partite si vincono anche su autogol e il risultato viene comunque omologato. Di conseguenza chapeau e auguri ad Alessandra Todde perché il primo è primo e il secondo è nessuno: lo ripeteva anche il generale Custer al quale non portò grande fortuna, ma sorvoliamo. Fischi e buuu invece per Paolo Truzzu: un sindaco in carica che prende il 20% in meno del suo avversario è cosa desueta perfino per le italiche lande.
Ovviamente le questioni vere arrivano il giorno dopo. E dunque. La neo presidente dovrà dimostrare di saper governare e dovrà farlo guidando una coalizione nella quale il suo partito ha dimezzato i voti e il Pd è il primo del lotto. Situazione non facile. Se ci riuscirà rischia di diventare una spina nel fianco delle leadership‘federatrici’ vere o presunte. In caso contrario l’ondata di giulebbe che si sta riversando sul ‘campo largo’ proseguirà, ma con segno e sapore opposto. Resta che il computo complessivo dei voti certifica che in Sardegna il centrodestra supera il centrosinistra di oltre 6 punti. Amministrare sapendo che i cittadini guardano da un’altra parte non è agevole.
Per il centrodestra si conferma la scelleratezza di candidati scelti seguendo logiche di appartenenza non rispettose dei sentimenti e delle aspirazioni dei votanti. L’infinito duello Meloni-Salvini continuerà senza che nessuno dei due arrivi alla rottura. Ergo, prevale il logoramento. Non proprio una buona notizia per il Paese. Ma forse quella ancora peggiore è la conferma che i due contenitori di destra e sinistra si definiscono solo in virtù di categorie care a Eugenio Montale: ciò che non sono e ciò che non vogliono. Sono aggregati di cartapesta tenuti insieme soltanto da volontà di potere; cartelli elettorali che si presentano falsamente uniti di fronte ai cittadini ma che appena chiuse le urne si sbrindellano.
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