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Draghi: «La nostra sicurezza messa in dubbio dagli Usa, occorre una catena di comando militare europea»

Mario Draghi presenta il suo “Rapporto sul futuro della competitività europea” davanti alle commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato, rinnovando l’invito a un maggiore impegno nella Difesa

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Draghi: «La nostra sicurezza messa in dubbio dagli Usa, occorre una catena di comando militare europea»

Mario Draghi presenta il suo “Rapporto sul futuro della competitività europea” davanti alle commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato, rinnovando l’invito a un maggiore impegno nella Difesa

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Draghi: «La nostra sicurezza messa in dubbio dagli Usa, occorre una catena di comando militare europea»

Mario Draghi presenta il suo “Rapporto sul futuro della competitività europea” davanti alle commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato, rinnovando l’invito a un maggiore impegno nella Difesa

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Mario Draghi presenta il suo “Rapporto sul futuro della competitività europea” davanti alle commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato, rinnovando l’invito a un maggiore impegno nella Difesa

Mario Draghi non si fa problemi ad andare dritto al punto. E anche stamattina, intervenendo in audizione informale davanti alle commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato, non ha badato a convenevoli. Presentando (per l’ennesima volta) il suo “Rapporto sul futuro della competitività europea“, l’ex premier ha richiamato all’ordine sulla nuova realtà internazionale.

«La nostra sicurezza è oggi messa in dubbio dal cambiamento nella politica estera del nostro maggior alleato rispetto alla Russia che, con l’invasione dell’Ucraina, ha dimostrato di essere una minaccia concreta per l’Unione Europea», ha detto. Riferendosi al suo rapporto, poi, ha sottolineato che «i ritardi accumulati dall’Unione apparivano già preoccupanti» al momento della sua redazione. Ora la situazione è peggiorata. «L’Unione Europea ha garantito per decenni ai suoi cittadini pace, prosperità, solidarietà e, insieme all’alleato americano, sicurezza, sovranità e indipendenza. Questi sono i valori costituenti della nostra società europea. Ma oggi sono posti in discussione. E gli indirizzi della nuova amministrazione americana hanno drammaticamente ridotto il tempo disponibile». 

Eccolo dunque il principale vulnus segnalato da Draghi: la Difesa. L’ex presidente della Bce lancia il suo monito. «Occorre definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei per lingua, metodi, armamenti. E che sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale». A monte, come più volte ricordato, ci devono essere «sinergie industriali, che concentrino gli sviluppi su piattaforme militari comuni (aerei, navi, mezzi terrestri, satelliti)». In questo senso, Draghi sposa il piano RearmEu di Ursula von der Leyen. Un piano che potrebbe fare la differenza, se attuato a livello strutturale. «Occorrerebbe – dice – che l’attuale procurement europeo per la Difesa fosse concentrato su poche piattaforme evolute anziché su numerose piattaforme nazionali, nessuna delle quali veramente competitiva». E, ovviamente, l’Ue dovrebbe «aumentare i propri investimenti, anziché ricorrere in maniera massiccia alle importazioni. Ne avrebbe certamente un maggior ritorno industriale». 

Draghi ne ha anche per Trump e la sua politica estera ostile all’Europa. «La nostra prosperità, già minacciata dalla bassa crescita per molti anni, si basava su un ordine delle relazioni internazionali e commerciali oggi sconvolto dalle politiche protezionistiche del nostro maggiore partner. I dazi, le tariffe e le altre politiche commerciali che sono state annunciate avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee». A questo si aggiungono «costi dell’energia così alti che pongono le aziende in perenne svantaggio nei confronti dei concorrenti stranieri. Minando la sopravvivenza di alcuni settori tradizionali dell’economia, ma anche lo sviluppo di nuove tecnologie ad elevata crescita». E dunque, tornando al suo rapporto, «una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette per imprese e famiglie».

Di Umberto Cascone

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