Un distillato di purissima fantapolitica
Un distillato di purissima fantapolitica
Un distillato di purissima fantapolitica
A voi un distillato di purissima fantapolitica. Metti una sera all’apericena. Metti un pugno di amici mugugnanti sul futuro del Paese, di quelli che tutto va male e siamo rovinati. Metti che al quarto gin tonic quello seduto in fondo inizi a vaticinare su quel che potrebbe essere e non sarà. Metti che cominci a dire che un cambiamento è sempre possibile e arzigogoli su quale possa essere.
Beh, non si può che iniziare dal centrodestra, locuzione del berlusconismo che fu e che come un sudario avvolge la maggioranza che c’è. Chi può scassare quel che gli elettori hanno unito? Uno solo, il più scavezzacollo: Matteo Salvini. Disarcionare Giorgia, perché no, una goduria. L’esperienza (dice niente il Papeete?) consiglierebbe prudenza ma il ragazzo è esuberante: morire per avere un bel cippo ricordo a Colle Oppio, grazie no. Del resto Matteo una carta da giocare ce l’ha ed è un vero asso: la presidenza del Consiglio. Da togliere a Meloni e famigli per consegnare… Come a chi? Ma perbacco, all’alleato che fu (visto che certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi et cetera): il vate del trasformismo Giuseppe Conte. Il quale altro non vuole e ad altro non ambisce che a tornare sulla poltrona tricolore numero uno.
Idiozie. Pinzillacchere. Farneticazioni. Che progetto è se i due, messi insieme, fanno sì e no i voti della presidentessa da sola? Ok, mettiamola così: Lega da un parte e Conte dall’altra sono le uniche forze politiche che hanno un alto quoziente di coalizzabilità nei due schieramenti. Essendo di tutta evidenza che FdI mai e poi mai può allearsi con il Pd e viceversa per il Nazareno.
Però che noia i numeri, le percentuali elettorali… Che facciamo, ci ordiniamo uno spritz per cambiare? Dunque torniamo alle frottole, alle sciocchezze, alle bazzecole: rigorosamente gialloverdi. Salvini manda al diavolo Giorgia ed è un triplo salto carpiato con avvitamento. Conte non ne ha bisogno: la distanza con la Schlein ce l’ha scritta nel Dna. Ma sempre pindaricamente volando: la reunion per fare cosa? Beh, intanto per cambiare la politica estera. Ossia demolendo il bastione sul quale Meloni ha costruito la sua leadership. Perché se vince Biden la presidente dovrebbe confermare l’iscrizione al corso di capriole politiche, ma se invece vince Trump ecco che Giuseppi è pronto a indossare il tuxedo e precipitarsi al gran gala dell’incoronazione bis del tycoon. Con Salvini al seguito, perché no? E se a Est lo zar Putin dovesse avere la meglio sull’ex attore di Kiev, meglio mi sento. Sono finiti i gin? Dai, s’è fatta ‘na certa. Ok ci rivediamo qui domani. Come? Chi ha detto che in fondo Giorgia… Ripetilo, se hai coraggio.
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