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Gli Stati Uniti che si ritraggono dal loro ruolo

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Gli Stati Uniti si sono ritratti dal loro ruolo e noi europei non possiamo scansarne le conseguenze, a meno che non si voglia essere i ritratti dell’insipienza

Gli Stati Uniti che si ritraggono dal loro ruolo

Gli Stati Uniti si sono ritratti dal loro ruolo e noi europei non possiamo scansarne le conseguenze, a meno che non si voglia essere i ritratti dell’insipienza

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Gli Stati Uniti che si ritraggono dal loro ruolo

Gli Stati Uniti si sono ritratti dal loro ruolo e noi europei non possiamo scansarne le conseguenze, a meno che non si voglia essere i ritratti dell’insipienza

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Gli Stati Uniti si sono ritratti dal loro ruolo e noi europei non possiamo scansarne le conseguenze, a meno che non si voglia essere i ritratti dell’insipienza. Sono aperti due negoziati: uno relativo alla difesa e l’altro ai dazi. Hanno natura diversa e vanno affrontati diversamente.

La presidenza Trump è appena all’inizio e sappiamo che passerà, ma per il suo essere al secondo mandato – benché inframezzato da una sconfitta – e per il modo in cui è partita sarebbe da illusi supporre che altrettanto rapidamente ne passeranno gli effetti.

Fin dalla loro nascita gli Stati Uniti non sono solo una Nazione. Ma un’idea, un’aspirazione

Fin dalla loro nascita gli Usa non sono soltanto una Nazione ma anche un’idea, un’aspirazione.

Sono i popoli diversi che parlano lingue diverse. Che fuggono dalle persecuzioni e approdano in una terra da cui tenere fuori quelle persecuzioni, sicché sono il Paese che cita la divinità financo sul dollaro, ma esclude la dominanza di una qualsiasi ecclesia.

Sono la terra che ha portato dall’Europa la concezione dei diritti individuali. Ma che nel Nuovo Mondo non intenderà sottoporli ad alcuna dominanza collettiva.

Sono le istituzioni che rinnegano le monarchie e decidono di darsi un presidente con poteri regali. Ma dentro uno Stato di diritto che non gli consenta di farli divenire dispotici.

Sono i discendenti che due volte (specie la seconda) riattraversano l’Oceano per salvare i padri dai loro (i nostri) errori.

Sono la terra dalle mille contraddizioni. Quella della schiavitù e dei bianchi incattiviti che si organizzano incappucciati in bande razziste e sanguinarie, ma anche quella in cui il riscatto può essere totale e le differenze annullate davanti ai diritti e ai doveri che la legge comporta.

Sono l’approdo che saluta chi arriva dal mare con una statua (francese) che chiama a sé i poveri e i perseguitati.

La grandezza americana

La grandezza americana è sì data dalla potenza economica e militare, ma retta dall’essere l’incarnazione contraddittoria di un’idea, talché ci si sente americani fra i liberi di ogni parte del mondo e si milita fra gli antiamericani fra i nemici della libertà, in ogni parte del mondo. Errori, com’è normale, ne hanno commessi moltissimi, ma non avevano mai tradito quell’essere l’idea che prova a divenire realtà. Il massimo della potenza americana è stato raggiunto nel nostro presente, dopo il crollo dell’impero sovietico e nell’affermarsi della globalizzazione. Trump è la ribellione contro il trionfo americano, in nome di un passato inesistente e mitizzato, con la conseguenza che li renderà più rattrappiti che mai. Ma quel ritrarsi, quel rattrappirsi sarà vissuto come un tradimento. E lascerà strascichi ben oltre la sua presidenza.

Gli Stati Uniti, l’Ucraina e l’Europa. Un tradimento (e non solo)

Cos’è quello nei confronti degli ucraini, se non un tradimento? E cos’è quel tradimento se non un piacere fatto alla potenza ieri crollata e una coltellata nella schiena di noi europei? Nonostante ciò e i dubbi sull’articolo 5 della Nato, è giusto riaffermare l’importanza della solidarietà atlantica. Chi governa le nostre democrazie, come accade anche in Italia, fa bene a ripeterlo. Ma è come riconfermare un legame matrimoniale sapendo che c’è stato un tradimento e che il collante non può più essere fatto di sentimento e fiducia. Si va avanti, ma la fine è già alle spalle.

L’Alleanza Atlantica resta necessaria e giusta, ma l’autonomia difensiva europea deve essere anche autonomia produttiva di sistemi per la difesa. Ci sono settori in cui andiamo molto bene – dall’avionica alla cantieristica navale – e altri in cui siamo mancanti. O ci mettiamo assieme (gli europei che ci stanno ora, subito) o abbiamo già scelto di perdere sovranità e subordinarci al fedifrago, sperando non s’incattivisca oltre.

Sul lato dei dazi si deve negoziare il danno minore, quindi escludendo la rappresaglia. Ma sapendo che sarà comunque un male e che si dovrà compensare puntando su altri mercati. Così finisce una storia, che è stata anche d’amore e odio (Catullo docet). Ma non finisce la storia, che vorremmo potere costruire con quell’idea della libertà e della democrazia.

di Davide Giacalone

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