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Nasce il governo Meloni: punti di forza e punti di debolezza

Punti di forza e punti di debolezza del governo Meloni che giura alle 10 di mattina di questo sabato 22 ottobre 2022. Dal piglio istituzionale del primo presidente del Consiglio donna alla imprevedibilità dei suoi alleati.
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Nasce il governo Meloni: punti di forza e punti di debolezza

Punti di forza e punti di debolezza del governo Meloni che giura alle 10 di mattina di questo sabato 22 ottobre 2022. Dal piglio istituzionale del primo presidente del Consiglio donna alla imprevedibilità dei suoi alleati.
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Nasce il governo Meloni: punti di forza e punti di debolezza

Punti di forza e punti di debolezza del governo Meloni che giura alle 10 di mattina di questo sabato 22 ottobre 2022. Dal piglio istituzionale del primo presidente del Consiglio donna alla imprevedibilità dei suoi alleati.
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Punti di forza e punti di debolezza del governo Meloni che giura alle 10 di mattina di questo sabato 22 ottobre 2022. Dal piglio istituzionale del primo presidente del Consiglio donna alla imprevedibilità dei suoi alleati.
Fra i punti di forza, indiscutibilmente, che a presiedere l’esecutivo sia per la prima volta nella storia del nostro Paese una donna. Spieghiamo: è anche una questione di genere – la prima volta è di per sé un fatto epocale e naturalmente positivo – ma soprattutto motore di un impegno quasi feroce a far bene. Come si è visto nei 24 giorni trascorsi dal trionfo elettorale al conferimento dell’incarico, la leader di Fratelli d’Italia ha assunto all’istante un piglio istituzionale, un ostentato distacco da trattative e confronti che pure non possono mancare, per far capire proprio a tutti non solo chi comandi, ma con quale stile. È evidente la fermissima convinzione di dover far bene, di non sprecare questa colossale occasione che le si presenta e con essa le tante prime volte (la prima donna, ma anche la prima volta della destra a capo della coalizione e del governo, di un presidente del Consiglio così giovane in una compagine governativa dall’età tutt’altro che fresca, la prima ad aver veramente quasi “messo alla porta“ Silvio Berlusconi). Tutto questo ha un peso enorme e lo si è visto nel ritmo imposto alla nascita dell’esecutivo, dopo le folli 72 ore generate dall’intemerata del leader di Forza Italia. Altri punti di forza, la continuità con il governo di Mario Draghi rappresentato dalla nomina al ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti. Il ministro più “pesante“ ha una funzione evidente di competenza, conoscenza della macchina, ma anche di rassicurazione dei partner internazionali. Ottima scelta. Le figure tecniche non mancano, ma sono tutte di chiaro riferimento politico e – pensiamo al ministro dell’interno Piantedosi – necessarie a disinnescare alcune delle mine politiche che inevitabilmente andranno schivate. I punti di debolezza richiamano inevitabilmente all’inesperienza internazionale di Giorgia Meloni e ai rapporti di forza con gli alleati. Se nel primo caso si tratterà in sostanza di lavorare bene e sfruttare l’ottimo abbrivio lasciato dal governo uscente, nel secondo i numeri non mentono, ma potrebbero non bastare. Lega e Forza Italia sono plasticamente rappresentati nell’esecutivo in base alla loro dimensione elettorale rispetto a Fratelli d’Italia. Occupano poltrone pesanti, da soci di minoranza, ma resta tutta la doppia incognita Salvini-Berlusconi. Se sul secondo è persino superfluo soffermarsi, dopo lo sconcertante spettacolo offerto questa settimana, non può essere sottovalutato il grande punto interrogativo rappresentato dal leader della Lega. È lecito chiedersi se e per quanto tempo si accontenterà degli spazi che gli sono stati riservati da Giorgia Meloni e di un ruolo importante quanto si vuole, ma di assoluta subalternità rispetto al nuovo capo del governo. Di Fulvio Giuliani

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