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Il gran giorno di Cecilia e Giorgia

La liberazione di Cecilia Sala resta un indiscutibile successo personale della presidente del Consiglio Giorgia Meloni

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Il gran giorno di Cecilia e Giorgia

La liberazione di Cecilia Sala resta un indiscutibile successo personale della presidente del Consiglio Giorgia Meloni

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Il gran giorno di Cecilia e Giorgia

La liberazione di Cecilia Sala resta un indiscutibile successo personale della presidente del Consiglio Giorgia Meloni

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La liberazione di Cecilia Sala resta un indiscutibile successo personale della presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Cecilia Sala è tornata in Italia e ha potuto riabbracciare i suoi cari. Il risultato è ottimo ed è oggettivamente il massimo che l’Italia potesse sperare di ottenere. In modo particolare per i tempi e la chiusura della parte almeno più dolorosa del ricatto messo in atto da Teheran, tutto giocato sulla pelle della nostra concittadina proditoriamente arrestata 20 giorni fa.

Quanto a noi, bisognerà capire cosa l’Italia abbia messo sul piatto della bilancia. A cominciare dal destino dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini, sul cui capo pende una potenziale richiesta di estradizione negli Stati Uniti d’America. E che è stato al centro ieri pomeriggio di qualsiasi voce, dall’immediata scarcerazione al mistero più fitto.

Ci sarà tempo per capire e sviscerare i tanti aspetti di una storia torbida sin dai primi momenti. Dovremo comprendere il ruolo svolto dall’amministrazione Usa (intendiamo la democratica ancora in carica sino al prossimo 21 gennaio). E contemporaneamente quello del presidente eletto Donald Trump, sollecitato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

È stato il New York Times, del resto, a parlare di spinta molto “aggressiva” della Meloni, nel corso della sua missione-lampo a Mar-a-Lago in Florida dello scorso weekend, nella quale la vicenda Sala è stato senza ombra di dubbio il punto caldo.

Compito di una stampa libera in un Paese libero resta quello di capire, porre e porsi domande, criticare, pungolare e stimolare. Una stampa realmente libera, però, ha anche il compito-dovere di riconoscere i risultati ottenuti. Ancor più se a trarne giovamento è una nostra connazionale costretta a pagare “colpe” non sue.

Non ci sfuggono le evidenti tensioni che si sono generate ai vertici dei nostri servizi di sicurezza. E la coincidenza delle dimissioni della direttrice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, Elisabetta Belloni, tenuta sostanzialmente fuori dal lavoro. La felice conclusione del sequestro non può far dimenticare che per l’ennesima volta i bicefali servizi di sicurezza italiani hanno dato la sensazione di non essere pienamente coordinati. E neppure i loro diretti responsabili, il sottosegretario con delega Mantovano e il ministero degli Esteri.

La felice conclusione resta, come l’enorme sospiro di sollievo e l’indiscutibile successo personale della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ha corso un oggettivo rischio politico nell’intestarsi la soluzione del caso nel momento in cui sembrava esplodere e tracimare sui mezzi di informazione; si è posta in prima fila, ricevendo a Palazzo Chigi la mamma di Cecilia Sala, volando in Florida da Trump, fino a comunicare personalmente alla famiglia l’avvenuta liberazione. Spetterà adesso alla stessa Giorgia Meloni saper gestire al meglio il successo politico, che in questo caso è anche successo personale. Perché quelle smagliature nei servizi di cui si scriveva non spariranno per magia una volta placato il clamore del caso Sala.

di Fulvio Giuliani

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