«Non riesco a trovare 20 lavoratori stagionali». Nulla di nuovo, di manodopera che non si trova abbiamo già letto. Non si tratta peraltro di un problema nuovo, creato dalla pandemia: a gennaio 2020, l’ufficio studi dell’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre (più nota come Cgia) evidenziò come il 32,8% delle assunzioni previste fossero di difficile reperimento – soprattutto nel Nordest – a causa dell’impreparazione dei candidati o, addirittura, per la mancanza degli stessi.
Ma il caso che vogliamo segnalarvi aiuta a comprendere meglio quali distorsioni nel mercato del lavoro si siano determinate – e si stanno dilatando, in assenza di rimedi – a seguito dell’elargizione di bonus e sussidi vari. Quei 20 lavoratori sono cercati da uno storico hotel termale, di elevato livello e di proprietà da sempre della stessa famiglia, che ha creato un ambiente lavorativo attraente e capace di stimolare, anche sotto il profilo del riconoscimento economico, le migliori professionalità: non è casuale che i dipendenti che se ne vanno via lo facciano solo per andare in pensione. Eppure la proprietaria non trova – come nel passato – quel personale in più, stagionale, per ampliare come ogni anno i servizi e l’offerta ai propri clienti. Ritrovandosi spesso lei a fare il ‘tappabuchi’ e la factotum.
La spiegazione che si è data è purtroppo di una semplicità imbarazzante: la pandemia ha fatto ‘spostare’ una massa di lavoratori, soprattutto giovani, verso posizioni a tempo indeterminato nei settori rimasti aperti (logistica, e-commerce, grande distribuzione, et cetera); chi prende il reddito di cittadinanza e altri bonus non vi vuole rinunciare e ricerca soluzioni retributive che finiscono per aggravare ulteriormente il problema (il cosiddetto ‘nero’ altera la concorrenza, al di là che vi sia dolo o necessità da parte dell’imprenditore); i giovani giudicano troppo basso lo stipendio di ingresso che, molte volte, è di poco superiore a quello che ‘passano’ loro genitori e nonni; infine vi sono le inadeguate capacità di una parte di coloro che si presentano o le richieste, inaccettabili, di chi si offre e chiede livelli di inquadramento insostenibili e, soprattutto, offensivi per gli altri dipendenti.
Così si finisce con il perdere occasioni per creare ricchezza in una località dove l’isola pedonale straborda di persone, all’ora dell’aperitivo i bar sono stracolmi di clienti e i turisti stranieri europei sono tornati. Chi ha ‘resistito’ alla pandemia non trova gli stagionali per organizzare le grigliate nel parco dell’hotel o gli aperitivi e il dopo cena in piscina, e non certamente per un problema di basse retribuzioni o di carenza di mance. Così chi non si è ‘arreso’ rischia di farlo ora, anche perché il ‘bonus terme’ è lontanissimo dalle richieste presentate al governo dagli imprenditori del settore.
Stiamo purtroppo pagando qualcuno perché non lavori: d’altronde, per poche centinaia di euro in più, perché dovrebbe farlo? E se non siete d’accordo su questo, speriamo di esserlo su questa constatazione: un Paese dove un qualsiasi stipendio è più basso dell’importo medio del reddito di cittadinanza non ha un gran futuro.
di Maurizio Bortoletti
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