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Il mondo disarmato delle anime Nobel

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La proposta per l’umanità invita i governi di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a impegnarsi per una riduzione concordata della spesa militare del 2% ogni anno, per cinque anni.

Il mondo disarmato delle anime Nobel

La proposta per l’umanità invita i governi di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a impegnarsi per una riduzione concordata della spesa militare del 2% ogni anno, per cinque anni.
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Il mondo disarmato delle anime Nobel

La proposta per l’umanità invita i governi di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a impegnarsi per una riduzione concordata della spesa militare del 2% ogni anno, per cinque anni.
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La pace sia con voi e con il vostro spirito. Manca solo l’amen all’appello lanciato da oltre 50 premi Nobel e accademici di tutto il mondo, per ridurre la spesa militare e investire nel futuro del pianeta, e poi la fede nel bene sarebbe completa. Peccato che al mondo esistano anche la cattiveria ma soprattutto i cattivi. E che sì, è tanto bello vincere il Nobel ma fare i conti con la realtà resta comunque necessario. La proposta per l’umanità invita i governi di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a impegnarsi per una riduzione concordata della spesa militare del 2% ogni anno, per cinque anni. Questo, secondo i firmatari, produrrebbe quello che hanno battezzato come il ‘dividendo della pace’, mille miliardi di dollari Usa entro il 2030 da spendere per il bene del mondo. Questi soldi per la metà dovrebbero essere versati su un fondo, sorvegliato dall’Onu, per far fronte ai problemi globali: miseria, malattie, epidemie, pandemie, il clima che cambia. L’altra metà resterebbe invece a disposizione dei governi, che potrebbero spenderli per convertire l’industria militare in finalità per la pace. Da sempre le utopie alimentano i sogni e sono un modo per ingannare il presente, quando assomiglia troppo a un inferno. Peccato però che la storia insegni come le utopie abbiano finito per produrre risultati esattamente contrari a ciò che promettevano. Guardiamo adesso alla realtà di oggi. Primo punto debole del nobilissimo appello: la vigilanza delle Nazioni Unite. Esistono da decenni ma hanno combinato pochetto, sia quando si chiamavano Società delle Nazioni sia quando son diventate l’Onu. Secondo punto debole: stando ai Nobel le nazioni nemiche riducendo assieme e in parallelo i rispettivi armamenti rafforzerebbero la loro reciproca sicurezza, conservando i rapporti di forza. In che modo? A Roma direbbero: «Famo a fidasse?» Un po’ troppo quando si tratta di rapporti di forza, equilibri geopolitici, visioni diverse della società e dei fini da perseguire. Per un bizzarro contrappasso dantesco l’appello dei Nobel è caduto nello stesso giorno in cui l’Ucraina, intimorita dalle pressioni russe sui propri confini, ha chiesto alla Nato di poter entrare nell’alleanza. Evidentemente si sentirebbe più sicura con le armi della Nato e dentro l’alleanza, piuttosto che senza e fuori. E qui sta un altro punto debole dell’appello: perché una deterrenza funzioni è necessario che uno dei due nemici si indebolisca, magari perché costretto a dirottare risorse militari a scopi civili e sociali per non andare incontro alla rabbia popolare. Nel caso degli Usa e dell’Unione Sovietica, la storia dimostra che la limitazione della proliferazione di armamenti nucleari fu possibile grazie alla durezza delle politiche di Reagan sugli armamenti e alla conseguente crisi economica russa. Il resto, con buona pace dei Nobilissimi, si chiama speranza.   di Massimiliano Lenzi

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