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Il pandoro di Gramsci

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Il caso Ferragni, con protagonisti il pandoro e le uova di cioccolato, dovrebbe essere relegato al gossip
ferragni

Il pandoro di Gramsci

Il caso Ferragni, con protagonisti il pandoro e le uova di cioccolato, dovrebbe essere relegato al gossip
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Il pandoro di Gramsci

Il caso Ferragni, con protagonisti il pandoro e le uova di cioccolato, dovrebbe essere relegato al gossip
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Nei “Quaderni del carcere” Antonio Gramsci pone in evidenza la sua particolare idea di egemonia culturale, consistente in un dominio frutto di consenso, persuasione e vicinanza da parte degli intellettuali organici al popolo nazione. Un concetto, quindi, che indica una vera e propria direzione intellettuale e morale da parte di un gruppo, in grado di imporre ad altri gruppi i propri punti di vista fino alla loro interiorizzazione nella pratica quotidiana.

Questo è stato il cemento su cui si è basata per decenni la presenza del Partito comunista nel mondo dell’editoria, del teatro, del cinema, dell’arte contemporanea. Gramsci aveva compreso che le rivoluzioni comuniste profetizzate da Marx nei Paesi capitalisti erano destinate al fallimento. Se i proletari volevano conquistare e gestire il potere, era fondamentale strappare alla borghesia la sua egemonia culturale. In parte così è stato per molti anni nel mondo culturale italiano. Potrei qui stilare un lungo elenco di nomi di scrittori, giornalisti, cineasti, registi, artisti, cantautori ancora oggi impegnati. Naturalmente si contrapponevano o dialogavano con quella egemonia il mondo cattolico, quello socialista riformista e quello liberale.

Ricordo una trasmissione televisiva sulla Rai negli anni Sessanta, con un dibattito molto acceso fra Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini. Due intellettuali di sinistra che però si scontravano e dibattevano su temi non astratti, astrusi, inutili, ma fondamentali per farsi un’idea della società in cui vivevamo. Si stava meglio allora? La solita nostalgia canaglia di chi in là con gli anni ricorda antiche battaglie, passioni, letture oggi desuete e scomparse dai palinsesti della quotidianità? Forse è così. Però insisto su un concetto già espresso in altre occasioni: mancando oggi la leadership in ogni dove, la sinistra deve ad esempio rifarsi ai nuovi ed effimeri miti del mondo web, le e gli influencer.

Il caso Ferragni, con il corollario di polemiche che hanno come protagonisti il pandoro e le uova di cioccolato (per non parlare del ben più squallido scandalo dei rapporti ambigui fra una certa gerarchia ecclesiastica e personaggi che con l’immigrazione clandestina lucrano fior di soldi), dovrebbe essere relegato al gossip, al pettegolezzo cartaceo od online, video o Cafonal che sia. Invece sembra che dopo i red carpet delle feste del cinema sia rimasto ben poco. Solo tante vuote chiacchiere e pochi distintivi.

di Andrea Pamparana La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

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