Il Pd di Schlein e l’opposizione con il pallottoliere
Dei bizzarri calcoli messi in piedi dall’opposizione e in modo particolare dal PD per addolcire la pillola del referendum abbiamo abbondantemente scritto
Il Pd di Schlein e l’opposizione con il pallottoliere
Dei bizzarri calcoli messi in piedi dall’opposizione e in modo particolare dal PD per addolcire la pillola del referendum abbiamo abbondantemente scritto
Il Pd di Schlein e l’opposizione con il pallottoliere
Dei bizzarri calcoli messi in piedi dall’opposizione e in modo particolare dal PD per addolcire la pillola del referendum abbiamo abbondantemente scritto
Dei bizzarri calcoli messi in piedi dall’opposizione e in modo particolare dal Partito democratico per addolcire la pillola del referendum abbiamo abbondantemente scritto. Non ci ripeteremo sul punto, ma quella capriola aritmetica merita di essere ancora commentata, perché denuncia un modo di pensare, di intendere la politica e soprattutto valutare i cittadini che mina alla base la possibilità di un confronto moderno ed equilibrato.
Un ragionamento molto simile vale anche per buona parte delle forze dell’attuale maggioranza di governo e questo non deve consolare chi vota dall’altra parte, anzi. Come intuitivo, peggiora il quadro.
Torniamo ai tormenti post-referendari del Pd. Arruolare forzatamente tutti i votanti nello schieramento dell’ormai mitologico “campo largo” non è solo tragicomico e insostenibile in termini razionali. È la dimostrazione plastica di una preoccupante incapacità di leggere la realtà del Paese. L’Italia non è fatta da ultras, almeno non nella sua maggioranza e non sente alcun “obbligo” nei confronti dei leader dei partiti con cui c’è una più o meno forte affinità.
Su una molteplicità di temi, che costituiscono l’anima del confronto in un Paese evoluto e democratico, le posizioni sono via via più trasversali con il passare del tempo e il mutare della società. Sulle tematiche profonde e divisive, in special modo da un punto di vista etico, è quasi impossibile alzare barriere ideologiche per spaccare la mela in due parti.
Se la leader del Pd Elly Schlein avesse voglia di osservare la realtà del Paese che si candida a guidare, senza ricorrere a una visione manichea e superata della realtà, si accorgerebbe di come tanti dalla “sua” parte, per esempio, non la seguono sui temi della cittadinanza. Nessuno lo farà, perché scomodo e contrario proprio a quella visione manichea dell’Italia. Roba da anni Settanta, con i buoni tutti di qua e i cattivi tutti di là.
Dovessero farlo, troverebbero sintonie almeno parziali in ambienti della maggioranza: la sensibilità di Forza Italia sul tema è nota ma non potrà mai diventare disponibilità a discutere, costretta al No di parte dai toni e dagli atteggiamenti rigidi e dogmatici che continuano a piovere da sinistra. Facciamo questo esempio, ma potremmo fare con ancora maggior forza quello del fine vita, su cui un alto esponente dell’area di centrodestra come il presidente del Veneto Luca Zaia ha una posizione più da Pd di molti all’interno del Pd. Questo lo qualifica “di sinistra“?
A noi sembrano ragionamenti persino banali, il riconoscimento di una maturità del Paese e dei cittadini a cui buona parte della classe politica continua a contrapporre atteggiamenti buoni solo per gli attivisti. Sempre di meno e sempre più rumorosi.
Lo ripetiamo: il tema non riguarda solo l’opposizione, ma a sinistra fa più male, perché smonta giorno dopo giorno la possibilità di costruire un’alternativa di governo, affidata oggi a immaginari pallottolieri.
di Fulvio Giuliani
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