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In cravatta veritas

Sarà dunque l’Ufficio di presidenza a introdurre specifiche disposizioni.Ma in realtà la polemica politica sulla cravatta è annosa
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Sarà dunque l’Ufficio di presidenza a introdurre specifiche disposizioni.Ma in realtà la polemica politica sulla cravatta è annosa
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Sarà dunque l’Ufficio di presidenza a introdurre specifiche disposizioni.Ma in realtà la polemica politica sulla cravatta è annosa
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Sarà dunque l’Ufficio di presidenza a introdurre specifiche disposizioni.Ma in realtà la polemica politica sulla cravatta è annosa

L’ordine del giorno con cui Montecitorio aveva approvato la proposta del Fdi Caiata per il divieto di sneakers e l’obbligo di cravatta è stato riformulato il giorno dopo. Sarà dunque l’Ufficio di presidenza a introdurre specifiche disposizioni. Ma in realtà la polemica politica sulla cravatta è annosa. Adesso è un governo di destra che cerca di imporla ed è a sinistra che si fa resistenza, ma ad esempio era il leghista Francesco Speroni che in passato contestava il regolamento del Senato presentandosi con le cravatte più impensabili: da quella coi disegni di maiali a quella texana di cuoio.

Viceversa a inizio Novecento, in una zona politicamente bollente come la Romagna, era affidandosi alla cravatta che i simpatizzanti di quelli che allora venivano definiti “partiti estremi” segnalavano la propria fede. Cravatta nera i repubblicani, cravatta rossa i socialisti. Il leader comunista Fausto Bertinotti citava appunto la cravatta del padre, «vecchio socialista anarchico», per spiegare la propria passione, che è poi quella storica dei vecchi “partiti operai” i cui leader erano spesso lavoratori manuali che – se eletti in Parlamento – volevano dimostrare di sapere essere altrettanto eleganti dei “padroni”. Al contrario, il look senza cravatta alla Tsipras è tipico di un’altra sinistra di stampo sessantottino tipicamente composta da figli di borghesi che vogliono mostrarsi altrettanto casual di quella che è la loro percezione dei proletari. A parte c’è il look terzomondista delle rivoluzioni che hanno combattuto la cravatta come simbolo occidentale, da Mao agli ayatollah. Ma, appunto, nella Cina del comunismo capitalista Xi Jinping è invece rigorosamente incravattato, e anche gli oppositori al regime islamico di Teheran mettono spesso la cravatta come segno di contestazione. Adesso, peraltro, la cravatta si sta diffondendo anche nelle sfilate di moda femminile.

Una storia che si rinnova da quasi quattro secoli. “Cravate” è infatti pronuncia francese di “hrvati”, “croati” in lingua croata. Reparti di mercenari che la Francia aveva arruolato nella Guerra dei Trent’Anni e nel cui costume tradizionale c’era un foulard annodato al collo. In realtà è un uso di molti militari: dai legionari dell’antica Roma fino all’esercito italiano di oggi. A parte dare una nota di colore all’uniforme, il fazzoletto può essere usato per proteggersi la bocca e il volto dalla polvere durante le marce. I parigini però trovarono quel pezzo di stoffa elegantissimo e lo stesso Re Sole – in onore dei valorosi croati – iniziò a indossare una cravatta di pizzo nel 1647 (quando aveva 9 anni e regnava già da quattro).

La moda si impose e quella rielaborazione francese di un ornamento croato è da allora rimasta un must della buona etichetta. Ogni tanto contestata: nel 2018 uscì ad esempio uno studio firmato da Robin Lüddecke secondo cui la cravatta riduce il flusso di sangue al cervello, e molti commentatori si misero allora a citare il look “scravattato” dei guru di Silicon Valley, da Mark Zuckerberg a Steve Jobs e Elon Musk. Ma proprio in quell’anno il creatore di Facebook iniziò a sua volta a mostrarsi in cravatta azzurra. E anche Musk adesso si è presentato in cravatta davanti al tribunale dove era imputato per una serie di tweet del 2018 che avevano fatto perdere valore alle azioni Tesla.

di Maurizio Stefanini

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