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L’inadeguatezza e la doppiezza del dibattito politico italiano

Al Parlamento europeo è stata approvata – con ampia maggioranza – una risoluzione che conferma l’appoggio all’Ucraina e riconosce l’ovvio

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L’inadeguatezza e la doppiezza del dibattito politico italiano

Al Parlamento europeo è stata approvata – con ampia maggioranza – una risoluzione che conferma l’appoggio all’Ucraina e riconosce l’ovvio

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L’inadeguatezza e la doppiezza del dibattito politico italiano

Al Parlamento europeo è stata approvata – con ampia maggioranza – una risoluzione che conferma l’appoggio all’Ucraina e riconosce l’ovvio

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Al Parlamento europeo è stata approvata – con ampia maggioranza – una risoluzione che conferma l’appoggio all’Ucraina e riconosce l’ovvio

Al Parlamento europeo è stata approvata – con ampia maggioranza – una risoluzione che conferma l’appoggio all’Ucraina e riconosce l’ovvio, già previsto dal diritto internazionale, ovvero che chi si difende ha il diritto di colpire gli obiettivi militari anche sul territorio dell’invasore. Guardando dentro quel voto si colgono l’inadeguatezza e la doppiezza del dibattito politico italiano.

1. Un autorevole quotidiano (“La Stampa”) ha titolato quel che molti altri hanno accennato: “L’Italia non ci sta e si sfila”. Errore di grammatica istituzionale: al Parlamento europeo gli Stati non siedono e non votano. E fra i parlamentari che hanno votato a favore – sia della delibera che del suo ottavo articolo, che prevede l’uso delle armi fuori dai confini ucraini – vi sono anche degli italiani.

2. Ciò non toglie che su quell’articolo 8 s’è spaccata la maggioranza, come anche l’opposizione. Mentre sull’insieme la Lega ha ritrovato la consonanza con il Movimento 5 Stelle sulle linee di politica estera – anti europee e anti occidentali – che caratterizzarono il loro comune governo all’inizio della scorsa legislatura. E non toglie che sul voto complessivo si siano ritrovati assieme FdI, FI e Pd.

3. I due processi disgregativi, a destra e a sinistra, dimostrano l’illusorietà dei cambiamenti verificatisi nel secolo scorso: la sinistra che diventa atlantista, ma poi è risucchiata dal terzaforzismo cattolico in salsa finto pacifista e la destra che supera l’anti atlantismo (comprensibile, visto che era nato per cacciare il suo ducetto), ma poi è riattratta dalla raffigurazione di sé come anti sistema.

4. Siccome la politica estera e la collocazione di un Paese nelle alleanze internazionali sono imprescindibili e dirimenti, ne discende che le due coalizioni sono due falsi. Due aggregazioni di opposte e coincidenti incompatibilità.

5. Ciò segnala il ripiombare dell’Italia nelle contraddizioni e nella doppiezza della sua politica estera. Quella che ci conquistò la fama di inaffidabili, laddove a noi piaceva pensarci furbi equilibristi. Peccato che in guerra si spara e non si esibiscono giocolieri.

6. Il tutto dimostrando che cancellate le ideologie (evviva) resta un sommarsi di pulsioni e repulsioni, senza capacità di visioni coerenti e d’insieme. Ci si può compiacere che quella visione si trovi nel Piano Draghi, ma non si può non dispiacersi che manchi alla politica, che così perde la propria funzione di suscitatrice e raccoglitrice del consenso su direttive coerenti. E ciò nuoce alla salute democratica.

di Davide Giacalone

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