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La bufala dei sondaggi riservati

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Il divieto di diffusione dei sondaggi pre-elettorali è il trionfo dell’ipocrisia. Abbiamo esaurito le energie anche solo per chiederci che senso abbia questa sceneggiata di una macchina politica che giudica l’elettore medio alquanto immaturo.

La bufala dei sondaggi riservati

Il divieto di diffusione dei sondaggi pre-elettorali è il trionfo dell’ipocrisia. Abbiamo esaurito le energie anche solo per chiederci che senso abbia questa sceneggiata di una macchina politica che giudica l’elettore medio alquanto immaturo.

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La bufala dei sondaggi riservati

Il divieto di diffusione dei sondaggi pre-elettorali è il trionfo dell’ipocrisia. Abbiamo esaurito le energie anche solo per chiederci che senso abbia questa sceneggiata di una macchina politica che giudica l’elettore medio alquanto immaturo.

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Il divieto di diffusione dei sondaggi pre-elettorali è il trionfo dell’ipocrisia. Una benda messa sugli occhi del cittadino-elettore mentre tutti gli interessati a vario titolo alle urne possono ovviamente attingervi regolando dichiarazioni, tattiche e strategie in base a quei numeri tenuti rigorosamente all’oscuro del popolo (bue).

Come appena ricordato, le cifre noi non possiamo e neppure vogliamo darvele – perché una legge dello Stato si può contestare ma la si rispetta – mentre le troverete agevolmente in siti e giornali, mascherate in varie forme vagamente comiche e certamente paradossali. C’è chi ricorre all’astrologia, chi alla divinazione, chi alle visioni notturne. Sta di fatto che se volete conoscere i sondaggi ‘riservati’ vi basterà andare in Rete. Se siete ancora più pigri o solo poco interessati, vi basterà osservare le talvolta impercettibili variazioni nelle comunicazioni e strategie di leader e partiti.

Se Enrico Letta e il Pd improvvisamente dimenticano i furibondi giudizi a carico del Movimento Cinque Stelle seguiti alla caduta del governo Draghi è forse – sottolineiamo: forse – perché le rilevazioni degli umori elettorali hanno mostrato una decisa risalita dei grillini a cavallo della magica scopa del reddito di cittadinanza. Se Matteo Salvini e la Lega passano più tempo a prendere le distanze da Giorgia Meloni e da Fratelli d’Italia che dai formali avversari di centrosinistra è perché forse – sottolineiamo: forse – i flussi elettorali previsti dai sondaggisti non sono esattamente favorevoli all’ex ministro dell’Interno e potrebbero premiare la candidata presidente del Consiglio in pectore della coalizione.

Abbiamo esaurito le energie anche solo per chiederci che senso abbia questa sceneggiata, pari alle 24 ore di silenzio e riflessione preelettorale che ormai fanno solo gli astenuti. Avanti così, tanto l’ipocrisia non vota, ma è anche un sintomo di come la macchina della politica giudichi l’elettore medio un soggetto alquanto immaturo, da guidare per mano in un percorso di educazione e consapevolezza. Ovviamente è una balla, perché chi è informato e interessato di suo non ha certo bisogno di una guida e non si farà impressionare da un sondaggio in più o in meno.

Chi non lo è non si farà affascinare dalle manie pedagogiche che ogni tanto ci prendono la mano in Italia mentre chi è realmente sfornito di strumenti eppure vorrebbe partecipare all’agone politico andrebbe aiutato e sostenuto. Non tenuto paternalisticamente all’oscuro di qualcosa che determina giorno dopo giorno le mosse dei candidati che si troverà sulla scheda fra tre giorni.

di Fulvio Giuliani

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