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La chat di Aldo Cazzullo e le polemiche

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“Giornalisticamente sei contento, confessa. Con la Casellati nera ci saremmo annoiati”. Questo il testo della chat di Aldo Cazzullo inquadrata per errore

Cazzullo

La chat di Aldo Cazzullo e le polemiche

“Giornalisticamente sei contento, confessa. Con la Casellati nera ci saremmo annoiati”. Questo il testo della chat di Aldo Cazzullo inquadrata per errore

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La chat di Aldo Cazzullo e le polemiche

“Giornalisticamente sei contento, confessa. Con la Casellati nera ci saremmo annoiati”. Questo il testo della chat di Aldo Cazzullo inquadrata per errore

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Diciamolo subito: bella sfortuna. Se alla maratona elettorale forse più attesa ed ‘esaltata’ della tv italiana va in onda una chat dallo smartphone del conduttore, diciamo che poteva andarti meglio (per non dire di cosa dev’essere successo nel fuorionda ai tecnici che stavano in regia). A ogni modo, per guardarla da un’altra prospettiva, quell’incidente può farci riflettere su qualcosa di estremamente serio: in questo caso, su quanto siano astratte alcune manie dei nostri tempi.

La maratona è quella di La7. Intorno all’una di notte italiana del giorno clou per l’America, Aldo Cazzullo – inviato a Palm Beach, dove di lì a poco avrebbe parlato il rieletto Donald Trump – manda al conduttore un messaggio WhatsApp: «Giornalisticamente sei contento, confessa. Con la Casellati nera ci saremmo annoiati». Il testo di quella chat inquadrata per errore, che accosta la candidata dei democratici Kamala Harris al nostro ministro per le Riforme istituzionali, viene letto dai telespettatori che stanno davanti alla tv a seguire lo spoglio. E piovono critiche al giornalista, a occhio e croce in realtà non tifoso di Trump ma tifoso – comprensibilmente – di un buon prodotto televisivo.

È finanche banale ricordare che potremmo sfidare chiunque abbia un minimo di popolarità a mettere in piazza i propri messaggi privati e a uscirne indenne dalle critiche. Ma soltanto una manciata di moralisti può pensare che il messaggio di Cazzullo sia offensivo nei confronti di qualcuno. Ci racconta piuttosto un’altra cosa, che per la verità sospettavamo: che il politicamente corretto è d’obbligo solo a telecamere accese. E che, per il resto, siamo tutti ‘normali’. Dove ‘normali’ significa liberi di parlare, di esprimersi, non in modo offensivo e discriminatorio (per carità) ma senza abbellire i discorsi e filtrarli, levando quelle che qualcuno vorrebbe far diventare universalmente ‘le cose da non dire’. Insomma, è la prova che alla fine ognuno di noi parla come mangia.

E allora perché siamo finiti a questo punto, a un contesto che sempre di più impone di avere linguisticamente due ‘facce’? Rifletterei su questo, piuttosto che sulle inutili accuse a Cazzullo. Non c’è razzismo in quella frase. Non è razzista definire “nera” (come peraltro è) una candidata. Criticare il politicamente corretto può far correre il rischio di diventare a propria volta politicamente corretti.

di Enrico Galletti

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