«E quando sei a letto, la sera, tutto spento, stai per addormentarti, ti viene un dubbio. Il gas, avrò spento il gas?». Giorgio Gaber ironizzava così, anni fa, sulle incertezze della vita quotidiana. Oggi, sul gas, quell’incertezza potrebbe essere traslata alla politica russa e a Vladimir Putin, con una domanda allo specchio: avrò fatto bene a ridurre il gas agli europei? La riflessione sorge spontanea dopo aver letto le parole dette ieri dal leader russo: l’Ucraina – ha spiegato – trarrebbe vantaggio dal lancio del gasdotto Nord Stream 2 poiché un’ulteriore fornitura di volumi di gas al mercato europeo abbasserebbe sicuramente i prezzi dato che Kiev oggi «dipende da prezzi spot» per quanto riguarda le forniture di gas.
Putin però non ha detto soltanto questo ma ha pure sottolineato che l’Europa deve solo incolpare le sue politiche e la decisione di posticipare il lancio di Nord Stream per i prezzi record del gas e la mancanza di carburante. Una contraddizione assai curiosa. Mentre preme con i soldati russi sul confine ucraino, Putin dice agli stessi ucraini che Nord Stream 2, il gasdotto bloccato dalla Germania, li avvantaggerebbe molto e che l’Ue e la Germania sbagliano nel bloccarlo. Una contraddizione che ha in sé la didascalia di una debolezza inconfessata: fate ripartire il gasdotto, io riapro il gas, l’Ucraina sta serena e viviamo tutti contenti. Per la Russia tutto ciò ha il sapore di un cul-de-sac politico e letterario: in attesa della diplomazia, son regrediti da Tolstoj alle fiabe.
di Jean Valjean
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