La nuova manifestazione pacifista e disarmista e la sinistra (ancora una volta) divisa
Ci risiamo. Il 26 ottobre ci sarà a Roma un’altra manifestazione indetta dalla consueta rete di organizzazioni pacifiste e disarmiste
La nuova manifestazione pacifista e disarmista e la sinistra (ancora una volta) divisa
Ci risiamo. Il 26 ottobre ci sarà a Roma un’altra manifestazione indetta dalla consueta rete di organizzazioni pacifiste e disarmiste
La nuova manifestazione pacifista e disarmista e la sinistra (ancora una volta) divisa
Ci risiamo. Il 26 ottobre ci sarà a Roma un’altra manifestazione indetta dalla consueta rete di organizzazioni pacifiste e disarmiste
Ci risiamo. Il 26 ottobre ci sarà a Roma un’altra manifestazione indetta dalla consueta rete di organizzazioni pacifiste e disarmiste
Ci risiamo. Il 26 ottobre ci sarà a Roma un’altra manifestazione indetta dalla consueta rete di organizzazioni pacifiste e disarmiste. Dopo quella del 5 ottobre, vietata perché rischiosa per l’ordine pubblico, come infatti si è visto, da quello che si capisce stavolta la piattaforma sarà più basata sugli slogan pacifisti tradizionali. Colpisce che si chieda il riconoscimento dello Stato di Palestina ma non si affermi quello di Israele a esistere.
Ci si batte «per risolvere le guerre con il diritto e la giustizia, per la risoluzione nonviolenta delle guerre, per una politica estera italiana ed europea di pace» e poi si grida: «Insieme per buttare fuori dalla storia tutte le guerre, le invasioni, le occupazioni, i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità, i genocidi, i terrorismi» e ancora si dice «No al riarmo, no all’aumento delle spese militari, no alla produzione e diffusione delle armi nucleari, no all’invio di armi ai Paesi in guerra». Al di là delle classiche parole d’ordine pacifiste, non sfugge che ci siano diversi punti in contrasto non soltanto con la politica del governo ma anche con le posizioni della sinistra europea e in particolare del Pd, come il secco no all’aumento delle spese militari sul quale il partito di Elly Schlein non è chiarissimo, essendo certamente non contrario a una seria politica di difesa e inoltre favorevole all’invio di armi all’Ucraina.
Ma ovviamente la questione più spinosa riguarda Israele, cui con tutta evidenza si riferiscono i pacifisti quando parlano di «genocidi» equiparandoli ai «terrorismi». È inutile girarci intorno, su questo il Pd ha come minimo due linee. Una è stata espressa da Graziano Delrio, favorevole all’adesione alla manifestazione del 26 «se non ci saranno piattaforme che vadano nel senso dell’antisemitismo» (e meno male!) perché bisogna dare più peso alla trattativa (ma quale?) rispetto all’azione militare. C’è poi una posizione molto più netta sul conflitto fra Israele e terrorismo ed è quella espressa da Piero Fassino, per il quale «il campo progressista ha una lettura manichea» che fa sì che le critiche severe a Netanyahu si tramutino «in una grave sottovalutazione dell’aggressione che Israele ha subìto e subisce». Non è da oggi che l’ex segretario dei Ds manifesta su Israele una posizione molto più forte di quella di Schlein (non parliamo poi del pacifismo cattolico di Delrio).
Nella sinistra più passano i giorni, di pari passo con l’intensificarsi dell’offensiva militare di Israele, e più cresce l’ostilità fino a punte di vero e proprio odio verso lo Stato ebraico. La manifestazione pacifista sarà intrisa di questo sentimento e portatrice di posizioni anti-israeliane. La domanda è se un partito come il Pd debba assecondarle o contrastarle. Non è difficile prevedere che sulla presenza in quella piazza si consumerà uno dei soliti psicodrammi del Nazareno, e non sarà certo l’ultimo su questi temi decisivi sui quali si misura l’affidabilità per governare un grande Paese come l’Italia.
di Mario Lavia
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche