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La pericolosa tentazione dei politici social

Conviene studiare il linguaggio della Rete e riconoscerlo per poterlo utilizzare
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La pericolosa tentazione dei politici social

Conviene studiare il linguaggio della Rete e riconoscerlo per poterlo utilizzare
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La pericolosa tentazione dei politici social

Conviene studiare il linguaggio della Rete e riconoscerlo per poterlo utilizzare
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Conviene studiare il linguaggio della Rete e riconoscerlo per poterlo utilizzare
Non ho nessun account sui social»,«Non so cosa voglia dire il termine influencer». Queste due frasi sono i nuovi mantra dello snob. La soddisfazione di essere diverso – leggi: superiore – non mischiandosi agli altri nell’universo dei social è qualcosa di impagabile, che lo fa sentire di un altro pianeta. Ed è esattamente quello che è. Un marziano non in grado di comprendere appieno il linguaggio dei nostri luoghi e dei nostri tempi. Se per una parte della popolazione la scelta di ignorare certi mondi come quelli che si sviluppano nell’universo digitale è assolutamente legittima (trattasi appunto di scelta), per alcune categorie questa invece non è ammissibile. Penso in particolare ai politici e ai giornalisti, a coloro cioè che per lavoro devono parlare alle persone spiegando temi e argomenti tra i più diversi. Per farlo è necessario conoscere tutti i linguaggi. Il caso di Mario Draghi, privo di qualsiasi account social risulta la luminosa eccezione che conferma la regola.Il mondo dei social network, in particolare la categoria dei cosiddetti influencer, detta spesso tempi e modi della nostra quotidianità. Attenzione, essere consapevoli di questa realtà non significa certo condividerla in ogni sua espressione, anzi. Per poterla all’occorrenza contestare, come si diceva, è necessario conoscerne linguaggi e meccaniche.Magari crearne anche di nuovi, altrettanto se non più efficaci. L’ultima polemica ha coinvolto due politici – Matteo Renzi e Matteo Salvini – fra i più attenti ai cosiddetti new media e la cosa non li ha messi al riparo da un confronto aspro. Sullo sfondo del ddl Zan, Renzi – che sa quanto la comunicazione sia basilare – ha risposto a una dura critica social accettando discendere nell’arena e utilizzando gli stessi canali per spiegare le sue ragioni. Usare lo stesso medium, però, vuol dire conoscerne a fondo il linguaggio, accettarne limiti e rischi. Non entrando nel merito della questione e restando sul piano comunicativo, la politica ha finito per mostrare un linguaggio vecchio, autoreferenziale e inutilmente provocatorio agli occhi dello sterminato pubblico degli influencer. Proprio quello che si sarebbe voluto convincere delle proprie ragioni. La dottrina Draghi è un’opzione, ma riservata a pochissimi. Agli altri conviene studiare il fenomeno, non snaturarsi ed evitare pericolosi snobismi.   di Federica Marotti

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