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La prima prova

Giorgia Meloni verrà subito messa alla prova con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. In vantaggio sono il leghista Molinari a Montecitorio e Ignazio La Russa
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Giorgia Meloni verrà subito messa alla prova con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. In vantaggio sono il leghista Molinari a Montecitorio e Ignazio La Russa
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Giorgia Meloni verrà subito messa alla prova con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. In vantaggio sono il leghista Molinari a Montecitorio e Ignazio La Russa
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Giorgia Meloni verrà subito messa alla prova con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. In vantaggio sono il leghista Molinari a Montecitorio e Ignazio La Russa
E il giorno della XIX legislatura, la prima della nostra storia repubblicana con un partito esplicitamente di destra come prima forza del Paese. Il suo peso, ma soprattutto la capacità di leadership e mediazione della sua leader Giorgia Meloni verranno subito messe alla prova con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. In vantaggio sono il leghista Molinari a Montecitorio e Ignazio La Russa, cofondatore dello stesso Fratelli d’Italia, a Palazzo Madama. Nomi su cui si dibatte e contratta soprattutto per mascherare la vera partita che resta quella sui ministri. E qui siamo ancora al ’caro amico’, in un braccio di ferro che si è sorprendentemente spostato dall’asse Meloni-Salvini a quello con Silvio Berlusconi. Se il leader leghista, infatti, sembra essersi rassegnato a non poter tornare al ministero dell’Interno, Berlusconi non dà la sensazione di voler mollare sui destini onestamente alquanto trascurabili di Licia Ronzulli e sulle deleghe – faccenda decisamente più consistente – alla giustizia e anche alle televisioni. Una parentesi su quest’ultimo tema: che quasi all’alba del 2023 si stia ancora a litigare su una delega alle “televisioni“ testimonia in modo plastico e sconfortante il guardare all’indietro di certa politica italiana. La digitalizzazione imporrebbe un modo completamente diverso di osservare la realtà dei media, ma i partiti si danno battaglia polemizzando sulle TV, manco fossimo all’indomani della vittoria del cavaliere nel 1994. Tant’è. Lo scriviamo questa mattina in prima su La Ragione: speriamo che la giornata sia un’occasione, con Liliana Segre chiamata a presiedere la seduta inaugurale al Senato, per un omaggio adeguato a questa donna straordinaria e, in occasione dell’eventuale elezione del favorito La Russa, per dire qualche parola in più su un passato che non può essere sempre liquidato con qualche accenno di fastidio. Nulla a che vedere, lo spieghiamo nell’editoriale di oggi, con le sterili polemiche su fascismo e antifascismo della campagna elettorale, ma una presa d’atto che tanto il presidente del Consiglio in pectore quanto quello del Senato farebbero bene a completare lo stesso percorso intrapreso vent’anni fa da Gianfranco Fini. L’opportunità offerta dai discorsi di insediamento sarà irripetibile per contesto e solennità. È una riflessione doverosa e anche una speranza, nel giorno in cui prende il via una legislatura a cui legittimamente chiederemo moltissimo da subito e che, vista da destra, dovrà costituire un’occasione straordinaria. Una forza genuinamente conservatrice, nel solco delle grandi destre popolari europee, è ciò che serve alla nostra democrazia al pari di un’area progressista degna di questo nome. Guardiamo al futuro chiudendo anche ciò che va chiuso con il passato. di Fulvio Giuliani

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