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La rabbia e lo sconcerto del Quirinale

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È clamoroso l’intervento del Quirinale, sulle voci avallate dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Galeazzo Bignami e relative a presunte ‘manovre’ ai danni del governo Meloni

Quirinale

La rabbia e lo sconcerto del Quirinale

È clamoroso l’intervento del Quirinale, sulle voci avallate dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Galeazzo Bignami e relative a presunte ‘manovre’ ai danni del governo Meloni

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La rabbia e lo sconcerto del Quirinale

È clamoroso l’intervento del Quirinale, sulle voci avallate dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Galeazzo Bignami e relative a presunte ‘manovre’ ai danni del governo Meloni

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È clamoroso l’intervento del Quirinale, sulle voci avallate dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Galeazzo Bignami e relative a presunte ‘manovre’ ai danni del governo Meloni.

Chi ci sarebbe dietro? Francesco Saverio Garofani, classe 1962, da sempre uno degli uomini più vicini a Sergio Mattarella e a cui sarebbero state attribuite parole che alluderebbero alla necessità di dare una “spallata” al governo Meloni. Anche in un arco di tempo: un anno e mezzo.

La durissima nota del Quirinale

Da qui la durissima nota del Quirinale, anche nella scelta dei termini. Toni che diventano sostanza.

Leggere in un intervento ufficiale della Presidenza della Repubblica di “stupore per parole che sfociano nel ridicolo”, non è solo irrituale. Fa impressione.

Tutto nasce da un articolo, come tanti in cui si fa un po’ di dietrologia

Tutto nasce da un articolo, come tanti in cui si fa un po’ di dietrologia. Qualcuno l’avrebbe letto, molti non l’avrebbero neppure notato, come sempre.

Che il capogruppo a Montecitorio del partito di maggioranza relativa avalli la dietrologia, coinvolgendo il Quirinale, è tutta un’altra cosa.

Come è impressionante la nota che ne consegue, perché tendiamo a escludere sia stata diffusa senza avvertire il capo del capogruppo. Cioè la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che aveva incontrato Sergio Mattarella appena l’altro ieri al Consiglio supremo di Difesa parlando di temi ben più seri.

Casi della vita, Garofani è stato nominato dal capo dello Stato consulente personale proprio in questo organismo costituzionale.

La diffusione del comunicato autorizza a pensare che non sia stata ritenuta sufficiente la bacchettata richiesta al capo del governo sui suoi collaboratori, quando indisciplinati. Un indice di disordine per nulla piacevole.

di Fulvio Giuliani

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