La grave bocciatura delle lista “anti tutto”
Le liste anti tutto sono state rifiutate dagli elettori con grande sorpresa di chi si era candidato. Segno che la loro retorica fosse fondata sul nulla e che la gente vuole una classe politica che sia espressione di un’idea, non di urla senza senso
| Politica
La grave bocciatura delle lista “anti tutto”
Le liste anti tutto sono state rifiutate dagli elettori con grande sorpresa di chi si era candidato. Segno che la loro retorica fosse fondata sul nulla e che la gente vuole una classe politica che sia espressione di un’idea, non di urla senza senso
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La grave bocciatura delle lista “anti tutto”
Le liste anti tutto sono state rifiutate dagli elettori con grande sorpresa di chi si era candidato. Segno che la loro retorica fosse fondata sul nulla e che la gente vuole una classe politica che sia espressione di un’idea, non di urla senza senso
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Le liste anti tutto sono state rifiutate dagli elettori con grande sorpresa di chi si era candidato. Segno che la loro retorica fosse fondata sul nulla e che la gente vuole una classe politica che sia espressione di un’idea, non di urla senza senso
Le liste anti tutto sono state rifiutate dagli elettori. Ciascuno di loro ha immaginato sé stesso come la promessa sorpresa delle urne e ciascuno è rimasto sorpreso dalla scarsità di voti raccolti.
Anche in questo caso, come qui a fianco per quel che riguarda Di Maio, la sconfitta elettorale non è un disonore e ciascuno ha concorso all’esercizio della democrazia. Vanno ringraziati. Già che ci siamo, però, li si ringrazi anche per avere dimostrato che la retorica secondo cui il vero e vasto popolo sarebbe stato contro i vaccini, contro l’Unione europea, contro l’Occidente e contro tutto quel che fa ricca e sana l’Italia, era fondata sul nulla.
Le forze politiche devono essere espressione di un’idea, per il presente e per il futuro, mentre la pretesa d’essere i soli rappresentanti di quel che il popolo vuole veramente è una perversione. Nel primo caso la sconfitta non dimostra che si abbia torto, ma solo che non si sono raccolti consensi. La storia è piena di soggetti che ebbero ragione nel mentre i più davano loro torto. Nel secondo caso, invece, il torto è certificato dalla sconfitta, che dimostra quanto la supposizione di partenza fosse campata in aria.
E apprezzino la bellezza della libertà e della democrazia: potranno continuare a sostenere le loro tesi perché il diritto alla parola non è subordinato alla forza dei voti, essendo inviolabile anche in capo a un solo individuo, mentre se si fosse nel “regime” di cui favoleggiano sarebbero ridotti al silenzio. A risentirli, pertanto.
Di Sofia Cifarelli
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