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Lo scostamento di bilancio non è una soluzione

Se si deciderà per uno scostamento di bilancio il valore dei titoli emessi scenderà, il nuovo debito costerà di più e gli speculatori avranno vinto la scommessa.
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Lo scostamento di bilancio non è una soluzione

Se si deciderà per uno scostamento di bilancio il valore dei titoli emessi scenderà, il nuovo debito costerà di più e gli speculatori avranno vinto la scommessa.
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Lo scostamento di bilancio non è una soluzione

Se si deciderà per uno scostamento di bilancio il valore dei titoli emessi scenderà, il nuovo debito costerà di più e gli speculatori avranno vinto la scommessa.
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Se si deciderà per uno scostamento di bilancio il valore dei titoli emessi scenderà, il nuovo debito costerà di più e gli speculatori avranno vinto la scommessa.

Sotto il macigno del debito pubblico s’è creata una pericolosa bolla di gas. Se esplodesse le conseguenze sarebbero severe. Chiediamoci perché dei fondi speculativi scommettono sui guai italiani, considerando che, sul fronte del gas, ci si è mossi e si è messi meglio di altri. Quella scommessa ha un senso. A noi tocca non lamentarcene, bensì capirne il perché e fargliela perdere. Avremo avversari determinati, ma anche alleati solidi, perché la posta non è (solo) far soldi sull’Italia, ma usarla per scardinare l’Unione europea e l’unità occidentale avverso la criminale aggressione russa all’Ucraina.

Prendersela con i mercati, indicare quale nemico la rapace mano degli speculatori, le forze della reazione sempre in agguato contro la “grande proletaria”, sarebbe un errore puerile. Il più cretino. Ma non è meno infantile provare a farne tema di speculazione elettorale, indicando nella scommessa la dimostrazione che il vantaggio della destra ne è la causa. Tanto che Meloni ha sentito il bisogno di rassicurare: saremo prudenti. A chi scommette importa nulla di chi vincerà le elezioni, importa sapere se farà quel che Mario Draghi gli ha impedito di fare: più deficit e più debito, pudicamente denominati “scostamento di bilancio”. Ancora a Rimini ha dovuto sottolineare che il prodotto interno lordo cresce senza scostamenti e con il peso percentuale del debito calante. Scostamenti che erano stati reclamati da sinistra a destra e ritorno. Dal Pd a FdI lo dicano: al contrario di quel che chiedemmo, non lo faremo. A quel punto si scosterebbe la speculazione.

Circa le forniture di gas siamo messi meglio di altri. Ciò ha a che vedere con le quantità accumulate, non con il prezzo, molto alto, che condividiamo con gli altri, ma che patisce di più chi ha meno diversificato le fonti. Per conoscere i responsabili si volga lo sguardo ai No Triv multicolore, ai verdi anti atomo, all’eolico non a casa mia e via andando. Per il presente si guardi a Piombino, dove i più fanno di tutto per non prendere impegni (con l’eccezione di Azione).

Ma siamo anche un terreno propizio a far crescere la malapianta della disinformatia russa, con tanti caciaroni copincollisti e qualche altolocato veterano russofilo, che provano a raccontare che le sanzioni colpiscono più noi che i sanzionati. Noi che cresciamo del 3.4 e la Russia che recede fra il -6 e il -8%. Disinformatia che usa l’ovvia difficoltà dei prezzi altissimi per suggerire: ma siete proprio sicuri di volere continuare a farvi del male? Suvvia, associatevi all’accolita dei nostri servi e fregatevene della sorte ucraina. Che sarebbe, per noi, chiuderci tutti i ricchi mercati d’esportazione e immiserirci in un servile isolazionismo. Miserabile, economicamente e moralmente. Però l’esca funziona.

Quindi, se dici che lo Stato può intervenire spendendo qualsiasi cifra per lenire i dolori da aumenti dei prezzi, scatta la trappola dello scostamento e del debito. Se non lo fai, scatta la trappola del soffiare sul fuoco del disagio per fondere la catena occidentale, squagliando l’anello italiano. Se cittadini e politici non lo hanno al naso, l’anello, sapranno che il dolore è forte, ma passeggero, per l’Italia il gas può essere l’occasione di una crescita strategica di peso, divenendo hub mediterraneo, che si deve ora spendere non per cancellare il dolore (impossibile), ma per evitare che pezzi rilevanti del sistema produttivo vadano fuori mercato. Spesa che non deve essere alimentata con scostamenti di bilancio, ma con rimodulazioni possibili e spazi offerti dal maggior gettito, piantandola di promettere bonus a tutti. Così andando avremo le spalle coperte dalla Banca centrale europea, già all’opera.

La scommessa è nelle nostre mani. Possiamo farne occasione di trionfo. In caso contrario l’anello ce lo si toglierà dal naso e ce lo si ritroverà al collo.

di Davide Giacalone

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