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Lo sgombero del Leoncavallo e le mamme (diverse)

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Il calendario della storia del Leoncavallo si ferma dunque al 21 agosto 2025. Un blitz a sorpresa, in realtà, visto che l’ufficiale giudiziario era atteso per il 9 settembre. Ma poco cambia

Lo sgombero del Leoncavallo e le mamme (diverse)

Il calendario della storia del Leoncavallo si ferma dunque al 21 agosto 2025. Un blitz a sorpresa, in realtà, visto che l’ufficiale giudiziario era atteso per il 9 settembre. Ma poco cambia

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Lo sgombero del Leoncavallo e le mamme (diverse)

Il calendario della storia del Leoncavallo si ferma dunque al 21 agosto 2025. Un blitz a sorpresa, in realtà, visto che l’ufficiale giudiziario era atteso per il 9 settembre. Ma poco cambia

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Certe volte, quando arrivavo alla stazione Centrale di Milano, invece di prendere la metro verso il centro la prendevo verso Lambrate, per ‘buttare un occhio’ al Leoncavallo. Non lo frequentavo, ma – appunto – ci buttavo un occhio di tanto in tanto, compatibilmente con le lezioni in Università.

Il calendario della storia del Leoncavallo si ferma dunque al 21 agosto 2025. Quando – dopo 133 tentativi andati a vuoto, dopo una lunga trattativa con il Comune, dopo estenuanti confronti con la proprietà dell’immobile – la polizia si è presentata in via Watteau (dove il centro sociale si era trasferito dal 1994) per dar modo all’ufficiale giudiziario di eseguire lo sfratto dell’immobile richiesto dall’Immobiliare Orologio della famiglia Cabassi. Manco a dirlo, Matteo Salvini ha esultato («Decenni di illegalità» dixit). Un blitz a sorpresa, in realtà, visto che l’ufficiale giudiziario era atteso per il 9 settembre. Ma poco cambia.

Non mi farò sedurre da una scontata polemica rappresentata dall’ingannevole sirena del confronto con la situazione di CasaPound a Roma, perché sarebbe esercizio tanto stucchevole quanto inutile. Mi soffermerò invece su un altro punto che fa da boa attorno alla quale circumnavigare l’universo mondo del Leoncavallo. Un punto culturale (politico). Con la serietà che merita l’argomento e tagliando con l’ascia i rami secchi delle polemiche a destra e a sinistra, ricorderò subito che non tutto l’oro del Leoncavallo è stato luccicante nel mezzo secolo della sua esistenza. Le cronache meneghine restituiscono infatti anche momenti di inquieta e inquietante effervescenza.

La stessa cronologia ci dettaglia però la vita del Leoncavallo come quella segnata anche dal passaggio di artisti di vario genere e natura. A cominciare da nomi quali quelli di Eugenio Finardi, Alan Sorrenti (quello pre ‘stellare’…), Alberto Camerini, gli Stormy Six, il Banco, i Cccp di Lindo Ferretti e gli Area di quel Demetrio Stratos che in un’intervista precisò: «Noi non facciamo musica, facciamo progetti politici». La lista ‘musicale’ sarebbe lunga. Il Leoncavallo è stato motore anche di altre esperienze artistiche destinate a formare personaggi di spessore, perfino dalla caratura internazionale come il Gabriele Salvatores da Oscar.

Nel 2006 Vittorio Sgarbi inserì nella programmazione della Giornata del Contemporaneo i murales dell’ex cartiera, definendoli «Cappella Sistina della contemporaneità, un luogo d’arte permanente da visitare come il Pac, la Triennale, Palazzo Reale, gli altri luoghi al centro della Giornata del Contemporaneo»: un’esperienza entrata nel catalogo “I graffiti del Leoncavallo” pubblicato da Skira.

A essere precisi, lo sfratto eseguito ieri era nei confronti dell’Associazione mamme antifasciste del Leoncavallo, che aveva sede appunto nel centro sociale. Un’associazione nata in seguito alla uccisione di Fausto e Iaio. I due giovani frequentatori della struttura che furono uccisi il 18 marzo 1978 (due giorni dopo la strage di via Fani con il rapimento Moro) per la loro inchiesta sullo spaccio dell’eroina che legava malavita ed estrema destra. La stessa sorte toccata a Valerio Verbano a Roma nel febbraio di due anni più tardi. Furono appunto le mamme di Fausto Tinelli e Lorenzo ‘Iaio’ Iannucci a fondare quell’associazione, ricevendo subito il sostegno di altre mamme. 

Mamme diverse da quella arrestata nei giorni scorsi: la madre di uno dei ragazzini responsabili della morte di Cecilia De Astis, travolta da un’auto rubata. È stata arrestata nei pressi di quel campo rom che intravvedevo anch’esso mezzo secolo fa arrivando a Milano. Da allora è cambiato il mondo a livello tecnologico. Non quello del progresso civile e culturale (politico). Sgombero del Leoncavallo ed episodio dei ragazzini rom vanno insieme. Basta saper guardare.

di Pino Casamassima

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