Maggioranza e opposizione, le stesse spaccature
Destra e sinistra non significano più nulla. Le spaccature e le differenze si generano ormai tutte intorno al posizionamento geopolitico dell’Italia
Maggioranza e opposizione, le stesse spaccature
Destra e sinistra non significano più nulla. Le spaccature e le differenze si generano ormai tutte intorno al posizionamento geopolitico dell’Italia
Maggioranza e opposizione, le stesse spaccature
Destra e sinistra non significano più nulla. Le spaccature e le differenze si generano ormai tutte intorno al posizionamento geopolitico dell’Italia
L’altro giorno ci siamo soffermati sulla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, riconoscendo il valore della coerenza nelle scelte di fondo del governo, a dispetto di una maggioranza divisa nei fatti e nelle parole su Stati Uniti, Russia e Ucraina.
Quanto all’opposizione, lo spettacolo offerto è speculare, anche più sconfortante perché privo del collante di una figura come quella del capo del governo impegnato a mantenere fino a oggi e per quanto possibile la barra dritta – secondo i detrattori a barcamenarsi – per non far deragliare il Paese su posizioni schiettamente filorusse, così care a Matteo Salvini e a parte della Lega.
Questa capacità e la ricerca di un equilibrismo a tratti impossibile, come scrivevamo due giorni fa, non possono far dimenticare le contraddizioni in seno alla maggioranza. Su cui un’opposizione decisa a dar battaglia sul piano dei programmi e delle scelte strategiche dell’Italia potrebbe avere gioco persino facile, sottolineando la fatica della presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri nel circoscrivere gli atteggiamenti filo putiniani.
Invece, l’opposizione replica in modo speculare e fedele le stesse convulsioni, le stesse spaccature a tratti imbarazzanti dell’area di governo.
Sappiamo tutti che le intemerate a favore di Donald Trump del leader pentastellato Giuseppe Conte hanno motivazioni tattiche e mettono la segretaria del Pd Elly Schlein nel mirino. Saperlo, però, non consola e acuisce il senso di delusione e straniamento per una classe politica incapace di guardare oltre la punta del naso.
Destra e sinistra non significano più nulla. Le divisioni e le differenze si generano ormai tutte intorno al posizionamento geopolitico dell’Italia. L’Ucraina è la cartina di tornasole suprema, perché obbliga i partiti a dichiararsi nei confronti degli irriconoscibili Stati Uniti trumpiani e delle smanie imperialiste della Russia putiniana.
Nella maggioranza come nelle opposizioni si trova un po’ di tutto e certe idee sono così inconciliabili che per tirare a campare l’unica soluzione possibile è ignorarle, sperando che nessuno se ne accorga. Tutto questo, però, non è a costo zero. In assenza di un’idea forte su come si veda il Paaese fra cinque o più anni e in preda a una continua ansia di galleggiare a dispetto di tutto, i leader o presunti tali non danno più alcuna indicazione chiara.
Pregano di non essere costretti a scegliere, mentre i cittadini vengono lasciati in balia di un’informazione – social ma non solo – dominata dalle semplificazioni estreme, da parole d’ordine arrangiate o direttamente false e da narrazioni in cui la difesa della libertà, dei principi democratici, dello stato di diritto è dipinta come un’attività noiosa e controproducente. Tipica di questa Europa decadente e burocratica, guarda un po’ proprio il modo in cui amano descriverci Trump e Putin.
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