Mario Draghi è apparso ai giornali inglesi
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                Da qualche settimana le testate inglesi come il “Financial Times” e “The Economist” non fanno che occuparsi di Mario Draghi e dell’Italia. E in coro ribadiscono: l’ex governatore della Banca centrale europea resti a Palazzo Chigi.
        
        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
 
Mario Draghi è apparso ai giornali inglesi
Da qualche settimana le testate inglesi come il “Financial Times” e “The Economist” non fanno che occuparsi di Mario Draghi e dell’Italia. E in coro ribadiscono: l’ex governatore della Banca centrale europea resti a Palazzo Chigi.
        
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Mario Draghi è apparso ai giornali inglesi
Da qualche settimana le testate inglesi come il “Financial Times” e “The Economist” non fanno che occuparsi di Mario Draghi e dell’Italia. E in coro ribadiscono: l’ex governatore della Banca centrale europea resti a Palazzo Chigi.
        
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AUTORE: Jean Valjean
Evidentemente annoiati dalla Regina, da un po’ di settimane a questa parte gli inglesi non fanno che occuparsi di Mario Draghi e dell’Italia. Ha cominciato l’8 dicembre – nel giorno della Madonna – il “Financial Times” spiegando che «la prospettiva che l’ex capo della Bce si faccia da parte come presidente del Consiglio fa rischiare il ritorno dell’instabilità politica». Ha proseguito il settimanale “The Economist”, la settimana scorsa, eleggendo l’Italia ‘Paese dell’anno 2021’ e incoronando Mario Draghi come «un premier competente a livello internazionale». 
Con un’avvertenza: «Attenzione se dovesse andare al Quirinale». Fin qui il coro della stampa inglese: l’ex governatore della Banca centrale europea resti a Palazzo Chigi. Oggi non più. Perché sul “Financial Times” è arrivato il contrordine miladies e milords: Mario Draghi – ha scritto Bill Emmott in un editoriale – «può servire meglio il Paese» da capo dello Stato. «Da ottimo economista Draghi conosce la teoria del ‘second best’, della seconda migliore opzione. In un mondo perfetto, dovrebbe rimanere premier per tutti i cinque anni del piano nazionale di ripresa e resilienza degli investimenti pubblici e delle riforme, il Pnrr finanziato essenzialmente dall’Ue».
 Ma il mondo non è perfetto, ergo – sembra suggerire il giornalista inglese, avvezzo al pragmatismo – meglio al Quirinale che a casa. Quanto alla Regina, si attende un editoriale del “Corriere della Sera” che sciolga l’enigma: meglio sul trono o a Downing Street? God save Italy.
di Jean Valjean
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