Meloni sull’Ottovolante con Trump
Donald Trump è imprevedibile e dunque pericoloso per definizione. Non saprai mai cosa farà nei seguenti cinque minuti, figurarsi quattro giorni
Meloni sull’Ottovolante con Trump
Donald Trump è imprevedibile e dunque pericoloso per definizione. Non saprai mai cosa farà nei seguenti cinque minuti, figurarsi quattro giorni
Meloni sull’Ottovolante con Trump
Donald Trump è imprevedibile e dunque pericoloso per definizione. Non saprai mai cosa farà nei seguenti cinque minuti, figurarsi quattro giorni
Donald Trump è imprevedibile e dunque pericoloso per definizione. Non saprai mai cosa farà nei seguenti cinque minuti, figurarsi quattro giorni.
Faremmo bene a ricordarci che la presidente del consiglio Giorgia Meloni si presenterà giovedì alla Casa Bianca. Non soltanto nella fase più complessa e imperscrutabile degli ultimi anni. Ci arriverà a valle di 25 mesi di calo della nostra produzione industriale, vale a dire del cuore economico del Paese.
Da 800 giorni in cui produciamo meno e dunque meno ricchezza. In cui i mercati ci chiedono meno e abbiamo avuto minore capacità di creare posti di lavoro di qualità (la disoccupazione cala, evviva, perlopiù grazie a posti di lavoro a basso valore aggiunto e bassa remunerazione). Relativamente ancora all’alba dell’anno in corso, oggi la crescita economica 2025 è poco più che azzerata.
Dirà qualcuno: cosa c’entra con Trump e il viaggio a Washington? Per invertire la nostra rotta servirebbe un miracolo geopolitico – anche il capo della Casa Bianca ha smesso di parlare di Ucraina e le guerre sono ancora tutte lì – o almeno il ritorno della pace commerciale che nessuno intravede.
L’incertezza è la più grande nemica degli investimenti e sono giorni che respiriamo e mangiamo soltanto incertezza.
Si va a Washington sapendo tutto questo e cara grazia che lo stesso giorno, apertosi con la terrificante prospettiva di essere il primo capo di governo europeo a presentarsi nello Studio Ovale dopo l’incredibile battuta sul deretano, si sia concluso con i tappi di champagne delle Borse per la sospensione dei dazi. Un altro insperato assist per Giorgia Meloni è piovuto 24 ore più tardi. Smentendo per la millesima volta sé stesso, Trump ha annunciato di non voler trattare con i singoli Paesi ma con l’Unione Europea in quanto soggetto unico. Riconoscendola come partner (meglio, avversario commerciale) per la prima volta dall’inizio del suo secondo mandato.
Questa è un’ottima notizia per la presidente del Consiglio, costretta a camminare sulle uova fra l’auspicato ruolo di pontiera fra Bruxelles e Washington e la realtà dei mugugni e dei sospetti piovuti da più parti e irritualmente manifestati per qualche ora dal governo francese.
Bene così, nella consapevolezza che tutto potrebbe cambiare più volte nelle prossime ore.
È Trump, bellezza, e tu non puoi farci proprio niente.
In un quadro del genere la retorica meloniana dello “zero a zero” va oltre la trattativa sui dazi (che farà Bruxelles) ed è il massimo da sperare. Calcisticamente parlando, primo non prenderle. Perché la dichiarata simpatia di Trump per la presidente del Consiglio non garantisce di uscire indenni dagli ori dello Studio Ovale edizione The Donald. E la nostra economia ha troppi punti deboli per aggiungere ulteriore incertezza.
di Fulvio Giuliani
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