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Movimento 5 Stelle

Oltre le cialtronate

In tutta franchezza, dei destini di ciò che resta del Movimento 5 Stelle mi interessa il giusto

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Oltre le cialtronate

In tutta franchezza, dei destini di ciò che resta del Movimento 5 Stelle mi interessa il giusto

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Oltre le cialtronate

In tutta franchezza, dei destini di ciò che resta del Movimento 5 Stelle mi interessa il giusto

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In tutta franchezza, dei destini di ciò che resta del Movimento 5 Stelle mi interessa il giusto

In tutta franchezza, dei destini di ciò che resta del Movimento 5 Stelle mi interessa il giusto. Se si trattasse di qualsiasi altro partito probabilmente non avrei dedicato neppure queste poche righe ai fatti di ieri. Però, dopo l’ennesima farsa di Grillo fatta di carri funebri, parole sconclusionate, promesse incomprensibili e così via, non ho potuto non pensare alla follia.

Quella che colse non certo gli elettori del movimento (in tantissimi speravano realmente di poter segnalare un disagio e una sincera protesta dando un voto al M5S), ma all’incredibile accozzaglia di editorialisti, pensatori, opinion maker, conduttori e personaggi pubblici che corsero sul carro sconclusionato del vincitore grillino nella stagione d’oro dei pentastellati.

Una sorta di follia collettiva, con gente che stava dietro alle fregnacce più assurde e pericolose, a cominciare da quel drammatico “uno vale uno“, per approdare alla tragicomica “cancellazione della povertà“. Passando per volgarità, semplificazioni insopportabili, demonizzazione del merito, della competenza, dell’impegno, dello studio e della capacità.
Non ci negammo anche la buffonata dello streaming – ve la ricordate, vero? – a cui si sottoposero politici che solo per quello avrebbero fatto bene a cambiare mestiere.

Ricordo bene le televisioni, i giornali che rincorrevano questi improvvisati, manco fossero il nuovo Messia. Preoccupati solo di accaparrarsi una fettina di quel potere di cui ovviamente non hanno saputo cosa farsene, se non follie assortite e danni materiali e morali gravissimi.
Perché di quello che faranno resti e frattaglie può non interessarci, ma il seme della pianta dell’odio per tutto ciò che è merito, concorrenza e capacità da premiare ha attecchito, germogliato e ce lo porteremo dietro chissà per quanti anni.

Con nomi diversi, volti differenti e gli stessi guai da riparare. Ecco perché era giusto scrivere di questa cialtronata

di Fulvio Giuliani

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