Omicron natalizio
Sulla richiesta di tamponi in ingresso anche ai vaccinati com’era prevedibile non c’è stato alcuno scontro tra l’Italia e l’Ue: a ben vedere misure di altri paesi sono ben più stringenti. Nel nostro paese la situazione è migliore che altrove e va difesa strategicamente.
Omicron natalizio
Sulla richiesta di tamponi in ingresso anche ai vaccinati com’era prevedibile non c’è stato alcuno scontro tra l’Italia e l’Ue: a ben vedere misure di altri paesi sono ben più stringenti. Nel nostro paese la situazione è migliore che altrove e va difesa strategicamente.
Omicron natalizio
Sulla richiesta di tamponi in ingresso anche ai vaccinati com’era prevedibile non c’è stato alcuno scontro tra l’Italia e l’Ue: a ben vedere misure di altri paesi sono ben più stringenti. Nel nostro paese la situazione è migliore che altrove e va difesa strategicamente.
Sulla richiesta di tamponi in ingresso anche ai vaccinati com’era prevedibile non c’è stato alcuno scontro tra l’Italia e l’Ue: a ben vedere misure di altri paesi sono ben più stringenti. Nel nostro paese la situazione è migliore che altrove e va difesa strategicamente.
Alla fine, com’è naturale, non c’è stato nessun scontro fra l’Italia e la Commissione europea o altri Paesi, dopo l’annuncio della richiesta di tamponi in ingresso anche ai cittadini comunitari vaccinati. Per quanto un pezzo dei media italiani sembri provare un gusto particolare (che denota un provinciale senso di inferiorità) nell’ipotizzare chissà quali reprimende da Bruxelles, in fin dei conti ciò che è stata lamentata è solo una questione di comunicazione. I rilievi all’Italia non sono arrivati per la decisione di voler difendere per quanto possibile il territorio nazionale dalla galoppante variante Omicron del virus, semmai per averla resa pubblica senza preavvertire Bruxelles. Nulla su cui imbastire guerre di religione.
A ben vedere, nel territorio dell’Unione sono stati varati provvedimenti che fanno impallidire i tamponi in ingresso voluti dall’Italia. Basti ricordare i lockdown di ritorno in Austria od Olanda, per tacere delle diverse misure adottate in Germania. A chi avesse voglia di speculare, poi, sui tweet notturni del presidente francese Macron e leggervi pesanti critiche a Roma, basti ricordare che l’Eliseo ha appena chiuso le frontiere con il Regno Unito travolto da Omicron. Si dirà che i sudditi di Sua Maestà sono ormai fuori dall’Unione e che il paragone potrebbe non reggere, ma se ci concentriamo sulla severità della misura presa da Parigi ‘contro’ Londra non c’è paragone possibile.
Sono giorni, come qui scritto più volte, che il governo italiano è impegnato in una strenua difesa di una specificità oggettiva. Se volessimo azzardare un parallelo calcistico, in un vero e proprio catenaccio per non mettere a repentaglio gli straordinari risultati ottenuti dalla nostra campagna vaccinale. Quello che avevamo letto fra le righe dell’intervento di Mario Draghi mercoledì in Parlamento, il capo dell’esecutivo lo ha detto ieri direttamente ai colleghi del Consiglio europeo: «In Italia abbiamo una situazione migliore e abbiamo il dovere di difenderla». In tutta onestà, è una specie di ritirata strategica perché sappiamo perfettamente che il numero di nuovi contagi continuerà a salire anche da noi, favorito dagli spostamenti e assembramenti del periodo di Natale e Capodanno. La valutazione che è stata fatta prevede una serie di limitazioni severe, ma non severissime, accompagnate da un ritmo della campagna per le terze dosi che è tornato nel giro di poche settimane a toccare i picchi dell’estate. Oltre mezzo milione di italiani si immunizza ogni giorno con la dose boost. Cerchiamo di proteggerci quanto più si può, insomma, accettando un rischio calcolato. Riprendiamo, così, un concetto caro allo stesso Draghi e risalente ad alcuni mesi fa.
È altrettanto chiaro che, passate le feste, sarà necessario fare il punto e capire dove sarà l’Italia in una battaglia che si protrarrà per tutto l’inverno.
di Fulvio Giuliani
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