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Super Green Pass

Pass & Fiducia

Il Super Green Pass è in vigore da due giorni e sta facendo il suo dovere, con un netto balzo nelle prime dosi dopo mesi. Ma i controlli non possono diventare un’ossessione: l’appello al senso di responsabilità è cruciale.

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Il Super Green Pass è in vigore da due giorni e sta facendo il suo dovere, con un netto balzo nelle prime dosi dopo mesi. Ma i controlli non possono diventare un’ossessione: l’appello al senso di responsabilità è cruciale.

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Il Super Green Pass è in vigore da due giorni e sta facendo il suo dovere, con un netto balzo nelle prime dosi dopo mesi. Ma i controlli non possono diventare un’ossessione: l’appello al senso di responsabilità è cruciale.

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Il Super Green Pass è in vigore da due giorni e sta facendo il suo dovere, con un netto balzo nelle prime dosi dopo mesi. Ma i controlli non possono diventare un’ossessione: l’appello al senso di responsabilità è cruciale.

Primi due giorni di Super Green Pass e la terra continua a girare intorno al sole. Una battuta, certo, per ricordare quanto sia importante non perdere mai di vista l’ordine di priorità delle cose. È in vigore e ci accompagnerà per un bel po’ di tempo il giro di vite voluto dal governo per contrastare la risalita dei contagi e spingere quanto più possibile gli italiani alle terze dosi dei vaccini e auspicabilmente anche a far iniziare – finalmente! – il ciclo vaccinale a chi fino a oggi vi ha rinunciato per le motivazioni più disparate. Il tema dei controlli, in questo quadro, è senza dubbio importante, ma non può diventare un’ossessione. Per la banale considerazione che non abbiamo alcuna voglia o intenzione di alimentare procedure da Stato di polizia e perché è impensabile impostare la vita ai tempi del Super Green Pass sulla base della minaccia dei controlli e delle sanzioni. L’appello al senso di responsabilità è cruciale, se non si vuole scadere in un’impostazione autoritaria del rapporto fra istituzioni e cittadini, per di più in una fase emergenziale che continueremo a vivere per i prossimi mesi. Resta ridicola oltre che irrealistica (e ci farebbe anche moderatamente orrore) l’idea che il Super Green Pass porti ai posti di blocco davanti ai ristoranti o ai cinema. Paradossi a parte, i controlli non potranno che essere a campione e affidati al buon senso e alla coscienza degli esercenti, ma anche dei clienti. È una bella immagine vedere chi entra in palestra o al ristorante chiedere di essere controllato. Solleva dall’eventuale imbarazzo e mostra un po’ di sana disponibilità e minimo spirito di sacrificio a cui tutti dovremmo appellarci. Chiedere o immaginare altro sarebbe oltre e probabilmente troppo. In questi primi giorni è inevitabile che una quota di forze dell’ordine sia destinata a ‘farsi vedere’, oltre che a procedere a controlli che nel giro di una  settimana non potranno che rientrare in una routine quotidiana. Istruttiva, in tal senso, la parabola dei movimenti di piazza no-vax, passati nel giro di un mese da fenomeno coccolato colpevolmente da una parte dei media a irrilevante appuntamento del sabato pomeriggio di «quattro gatti» (autodefinizione degli stessi promotori delle manifestazioni di Milano, tratta dalle chat di Telegram che fino a poche settimane fa esplodevano di partecipanti). Non sarà facile e non sarà indolore convivere con una serie di regole che, non dimentichiamolo mai, portano in dote severe limitazioni delle libertà personali. Proprio per questo, non vi daremo conto del numero di sanzioni comminate nel primo giorno di applicazione del Super Green Pass, perché non crediamo che sia la contabilità spettacolarizzata dell’entrata in vigore del nuovo decreto a determinarne gli effetti a medio termine. Ben più importante la forte accelerazione registrata negli ultimi giorni delle prenotazioni delle terze dosi e soprattutto la prima impennata da molti mesi delle prime vaccinazioni. Sarà per mancanza di alternative e per non finire di fatto espulsi dalla vita sociale, certo è che il Super Green Pass sta facendo il suo lavoro. Allo stesso tempo, sarebbe auspicabile farla finita con la ricerca ossessiva delle notizie sui no-vax finiti in terapia intensiva o peggio. Una morbosità dell’irrazionale di cui non abbiamo alcun bisogno. Non è un derby fra chi ci crede e chi no, proprio perché non c’è partita. È però incivile, al contempo, questo sottinteso darsi di gomito nel commentare tragedie figlie della superficialità e della dabbenaggine. Sono francamente incredibili, ma è ora di trattarle per quello che sono: rigurgiti di un’irrazionalità che non potremo mai cancellare del tutto e che non possono spaventare un Paese maturo e responsabile. di Fulvio Giuliani

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