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Patrimonio

Le imposte esistenti vanno onorate, ma domandiamoci se abbia un senso l’imposizione patrimoniale, che non riguarda i ricchi ma quasi tutti in Italia

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Le imposte esistenti vanno onorate, ma domandiamoci se abbia un senso l’imposizione patrimoniale, che non riguarda i ricchi ma quasi tutti in Italia

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Le imposte esistenti vanno onorate, ma domandiamoci se abbia un senso l’imposizione patrimoniale, che non riguarda i ricchi ma quasi tutti in Italia

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Le imposte esistenti vanno onorate, ma domandiamoci se abbia un senso l’imposizione patrimoniale, che non riguarda i ricchi ma quasi tutti in Italia

Di tanto in tanto salta fuori qualcuno che vuole introdurre la patrimoniale. In Italia l’ha presa in considerazione la segretaria del Partito democratico, in Francia l’ha evocata il nuovo governo di centrodestra. Le parole del ministro dell’Economia, Giorgetti, hanno ricordato che da noi di patrimoniali ne esistono già diverse. Salvo usarle in modo improprio. Esiste già la norma secondo cui i valori catastali devono essere aggiornati a cura dei singoli proprietari, specie se il valore aumenta grazie a lavori effettuati con denari pubblici. La vera comunicazione del ministro Giorgetti non è relativa a una nuova tassazione, ma all’ipotesi che le leggi abbiano un senso e qualcuno s’incarichi di farle rispettare. Nello specifico è quasi ridicolo: se ho ristrutturato con fondi pubblici è grottesco che l’ultimo a saperlo sia lo Stato che ha pagato. Del resto, annunciare controlli specifici per chi ha preso questo o quel bonus ha un che di vendicativo, mentre i controlli dovrebbero essere fatti su tutti e in quei casi essere soltanto assai più facili: il signor X ha preso i contributi; non ha aggiornato i valori; verifichiamo. La revisione del catasto fu una proposta specifica del governo Draghi, in ottemperanza a un giusto richiamo europeo. Fu bocciata, nella sua formulazione iniziale, perché la Lega s’oppose. Giorgetti era ministro di lotta e di governo (cit. Berlinguer) e ora, sempre da leghista e ministro, ma di un altro governo, s’accorge che quel che è stato disposto dall’attuale l’anno scorso è rimasto lettera morta. Non gli resta che protestare contro i governanti e avrà coperto tutti i possibili ruoli.

Posto che le imposte esistenti vanno onorate e che opporsi alla revisione del catasto fu una copertura offerta agli evasori fiscali – compresi quelli che costruiscono e abitano immobili neanche accatastati – domandiamoci se abbia un senso l’imposizione patrimoniale. Che non riguarda i ricchi, ma quasi tutti in Italia. Compresa la prima casa, perché è sì detassata ma compone il reddito lordo, quindi incide sulla percepibilità di taluni benefici. Ha senso? Lo ha se legata al valore stesso di un bene: casa mia ha un valore anche perché sotto ci sono una strada e un sistema fognario, è giusto che contribuisca in base al bene. Solo che è una patrimoniale anche la tassa sulla spazzatura, pagata in base ai metri quadrati e agli abitanti e non in base ai rifiuti, sicché trattasi di patrimoniale mascherata e ingiusta.

Non giriamoci attorno: qui si parla di patrimoniale non per fare filosofia fiscale, ma per incassare quattrini che mancano. Questo è un male, perché dovrebbero essere le spese a stare appresso alle entrate e non le entrate a rincorrere le spese. E prendiamo in considerazione anche l’ipotesi tragica, nella quale siamo e che è chiara al governo francese: abbiamo un debito pubblico troppo alto e ci serve abbatterlo. Ha senso, per questo, una patrimoniale? Lo ha, anche perché l’alternativa sarebbero altre forme di aggressione al patrimonio (come l’inflazione, che piace agli indebitati). Ma a determinate condizioni, la prima delle quali è: cosa cambia, prima di prendere i miei soldi, per evitare di ritrovarsi a dovermeli ancora portare via? Su questo s’ode il silenzio. L’Istat certifica, mese dopo mese, una leva demografica che cambia l’intera struttura sociale, ma per la politica è un problema laterale. C’è una montagna di soldi da spendere, con il Pnrr, che va al rallentatore e non ci sono le riforme che servono, così rallentando la crescita. La competizione si fa sulla qualità, sull’istruzione e noi siamo all’ennesimo anno scolastico cominciato male. Con quest’andazzo i soldi sottratti al patrimonio non risolvono, ma spostano in avanti il problema. È la logica del giorno per giorno, la demenza del regalare per poi tassare, l’assenza di visione, la mancanza di una promessa di equilibrio futuro. I patrimoni che possono, in queste condizioni scappano. O non arrivano. Pagare è doloroso. Pagare per alimentare il niente è decisamente peggio.

Di Davide Giacalone

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