Cartellino rosso, espulsi. Anzi no, riammessi. E senza bisogno del Var, quella è roba da moviola del pallone, mica da grillini. La notizia potrà apparire laterale ma nella sostanza offre l’occasione per riflettere sulla politica italiana odierna. Sei senatori cacciati dal Movimento 5 Stelle per il loro no al governo Draghi dovranno infatti essere reintegrati nel gruppo parlamentare.
La decisione è stata presa dal Collegio di garanzia di Palazzo Madama che ha argomentato «la nullità dei provvedimenti d’espulsione». I sei cacciati e ora ripresi sono Barbara Lezzi, Elio Lannutti, Rosa Silvana Abate, Luisa Angrisani,
Margherita Corrado e Fabio Di Micco.
Non si tratta di un ritorno a casa di figlioli prodighi bensì di questione puntuta e di regole. Tra i primi commenti quello di Barbara Lezzi che fa sapere «di aver sempre ritenuto ingiusto l’allontanamento dal gruppo in quanto, in osservanza dello statuto vigente in quel momento avevo richiesto che venisse rifatta la votazione in cui si chiedeva se sostenere o no il governo Draghi con tutti dentro, compresi Salvini, Renzi e Berlusconi.
La mia richiesta – spiega – nasceva dal fatto che la previsione contenuta nel quesito non aveva trovato accoglimento nella composizione del governo. Oggi il collegio di garanzia del Senato della Repubblica ha dichiarato nulla la mia espulsione e quella di altri 5 colleghi che, come me, avevano presentato ricorso». Un contrappasso da nulla per i 5 Stelle: han cominciato coi vaffa (agli altri) e son finiti coi ricorsi (tra loro).
di Aldo Smilzo
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