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Segre

Presiede Segre

Toccherà alla senatrice Segre condurre i lavori della prima giornata perché il regolamento assegna il compito al membro più anziano dell’assemblea, in attesa dell’elezione del nuovo presidente.
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Presiede Segre

Toccherà alla senatrice Segre condurre i lavori della prima giornata perché il regolamento assegna il compito al membro più anziano dell’assemblea, in attesa dell’elezione del nuovo presidente.
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Toccherà alla senatrice Segre condurre i lavori della prima giornata perché il regolamento assegna il compito al membro più anziano dell’assemblea, in attesa dell’elezione del nuovo presidente.
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Toccherà alla senatrice Segre condurre i lavori della prima giornata perché il regolamento assegna il compito al membro più anziano dell’assemblea, in attesa dell’elezione del nuovo presidente.

La seduta inaugurale della XIX legislatura sarà presieduta a Palazzo Madama dalla senatrice a vita Liliana Segre. Mai come in questo caso – toccherà alla senatrice Segre condurre i lavori della prima giornata perché il regolamento assegna il compito al membro più anziano dell’assemblea, in attesa dell’elezione del nuovo presidente – il puro formalismo non solo è sostanza, ma offre una splendida occasione all’Aula e ai partiti. Quella di tributare il doveroso omaggio a una donna straordinaria e al suo infaticabile esercizio in favore della memoria collettiva. Ci auguriamo, a tal proposito, che l’intero emiciclo sappia unirsi al tributo nei modi dovuti e che a nessuno vengano in mente idee originali, ricordandosi chi avrà di fronte, la solennità del luogo e del momento.

È una splendida occasione anche per cominciare a preparare i discorsi che andranno pronunciati, subito dopo l’elezione del nuovo presidente del Senato. Non sappiamo come andrà finire, ma a oggi nella corsa alla seconda carica dello Stato sembra essere in vantaggio l’esponente di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa. Con il dovuto rispetto – ricordando i passaggi da Alleanza Nazionale all’attuale partito guidato da Giorgia Meloni – parliamo pur sempre di un politico popolare e di lungo corso quanto si vuole, ma dalla formazione giovanile indiscutibilmente di area neofascista. Non avendo il minimo dubbio sull’evoluzione politica e sul sincero abbandono di idee che non trovano spazio nella nostra Costituzione, ci auguriamo che in caso di elezione si sfrutti il discorso di insediamento anche per chiudere questo lungo travaglio. Una volta per tutte.

Nel giorno in cui prende il via la prima legislatura della nostra storia repubblicana in cui il partito di maggioranza relativa si richiama esplicitamente ai valori della destra, andrebbe ricordato più che mai il valore del percorso voluto dal leader senza il quale tutto questo non sarebbe mai potuto accadere: Gianfranco Fini. Al netto di vicende personali che esulano completamente dal nostro ragionamento, il peso e le conseguenze delle parole, delle scelte e dei giudizi dell’allora capo di Alleanza Nazionale sono un merito storico per una destra che voglia dirsi moderna, orgogliosamente conservatrice, ma libera da tic e refusi del passato.

Un percorso che Gianfranco Fini volle compiere e portare a termine. A nostro sommesso avviso, nello stucchevole dibattito su fascismo e antifascismo che ha caratterizzato l’ultima campagna elettorale, l’unico elemento realmente degno di nota è l’incapacità mostrata da Giorgia Meloni di fare altrettanto. Per ora.

Non basta dire, come ha detto: «Io c’ero quando Fini fece certe dichiarazioni e non dissentii». Il vecchio capo, riapparso proprio per rassicurare sull’antifascismo della leader di Fratelli d’Italia, ebbe un coraggio che a lei è oggettivamente mancato sino a oggi.

Il prossimo presidente del Consiglio, recandosi davanti alle Camere per chiedere il voto di fiducia, avrà molto presto splendide occasioni per colmare questa distanza e dare una vera chance a un’area genuinamente conservatrice nel nostro Paese. Un’opportunità per l’intera democrazia italiana.

di Fulvio Giuliani 

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