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Propaganda filorussa sul gas
Propaganda filorussa sul gas
Propaganda filorussa sul gas
La terza riduzione consecutiva delle tariffe di gas ed energia elettrica è una buona cosa in sé, una notizia da accogliere con legittima soddisfazione da famiglie e imprese. Converrebbe, però, non limitarsi alla nuda cronaca, concedersi almeno un banale esercizio di memoria: per mesi ci siamo sorbiti una narrazione tambureggiante e ossessiva da parte di un composito club, il cui tratto comune può essere sintetizzato in un atteggiamento antioccidentale ai limiti del patologico. Quel grumo di filorussi putiniani pronto a vaticinare il disastro economico dell’Europa, aspirante suicida per le sanzioni imposte dopo la sciagurata invasione russa dell’Ucraina e – su tutto – l’autosoffocamento che ci saremmo imposti rinunciando alle forniture di petrolio e gas russi.
Di tutto ciò non è accaduto nulla, ma proprio nulla. Nonostante la fatica dialettica dei medesimi personaggi di cui sopra – tesa a dimostrare la straordinaria vitalità e forza economica della madre Russia, contrapposta alla balbettante Europa – la realtà dei fatti è che l’Unione europea si prepara ad affrancarsi integralmente dalla dipendenza dalle fonti energetiche russe entro una manciata di mesi. Anche i Paesi più esposti, Italia e Germania, hanno sorpreso tutti (nel nostro caso sicuramente anche noi stessi) attrezzandosi in tempi che in condizioni normali sarebbero risultati semplicemente improponibili. Certo, l’inverno mite ha aiutato e non poco a gestire al meglio gli stoccaggi e ridurre al minimo le sofferenze e le criticità negli approvvigionamenti di un sistema energivoro come quello produttivo italiano, ma non tutto può essere spiegato con la “clemenza” metereologica.
Ci siamo mossi presto e bene, anche se tutto si può sempre far meglio: la mente corre al caso di scuola del rigassificatore di Piombino, nel quale politica e burocrazia italiana hanno dato il solito spettacolo di sé. Eppure, quella narrazione continua a far sentire i propri effetti, se è vero che l’oggettiva e brusca inversione di tendenza dei prezzi fatica a trovare spazio sui media e nel dibattito pubblico. Sia chiaro, l’estenuante lentezza con cui il costo finale in bolletta si adatta alla riduzione dei prezzi all’origine – lì dove gli aumenti sono praticamente in tempo reale – certo non favorisce un approccio ragionato al tema. Comunque sia, non si può cedere sempre alla facile tentazione di raccontare il mondo e persino le crisi più complesse inseguendo una sconfortante banalizzazione a uso social e talk.
di Fulvio GiulianiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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