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20.000 euro per il matrimonio in chiesa? Un divorzio dalla realtà

La sola idea di alcuni esponenti leghisti di introdurre un bonus fino a 20.000 euro per chi sceglie il matrimonio in chiesa è surreale. Sia da monito per una politica che non riesce più a interpretare l’evoluzione della realtà.
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20.000 euro per il matrimonio in chiesa? Un divorzio dalla realtà

La sola idea di alcuni esponenti leghisti di introdurre un bonus fino a 20.000 euro per chi sceglie il matrimonio in chiesa è surreale. Sia da monito per una politica che non riesce più a interpretare l’evoluzione della realtà.
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20.000 euro per il matrimonio in chiesa? Un divorzio dalla realtà

La sola idea di alcuni esponenti leghisti di introdurre un bonus fino a 20.000 euro per chi sceglie il matrimonio in chiesa è surreale. Sia da monito per una politica che non riesce più a interpretare l’evoluzione della realtà.
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La sola idea di alcuni esponenti leghisti di introdurre un bonus fino a 20.000 euro per chi sceglie il matrimonio in chiesa è surreale. Sia da monito per una politica che non riesce più a interpretare l’evoluzione della realtà.
Premessa d’obbligo: il governo non ha mai pensato a una trovata del genere e molto probabilmente non avrà minimamente gradito un caso tanto inutile quanto pericoloso in termini di immagine. L’idea di un bonus fiscale fino a ventimila euro riservato ai (soli) matrimoni religiosi è così surreale, arrangiata, inconsistente e improponibile che meriterebbe al più una risata di scherno, se non denunciasse un’idea di fondo del Paese e della società che pure anima una quota non indifferente della maggioranza. È vero che l’iniziativa è di una manciata di esponenti leghisti, ma anche solo aver partorito l’idea lascia basiti. In sostanza, si ritiene possibile invertire il trend a scendere dei matrimoni in generale e di quelli in chiesa in particolare con uno stimolo economico su addobbi floreali, libretti per la cerimonia e cose del genere. Fate voi. I rilievi di incostituzionalità di una simile trovata – inconcepibile per l’evidentissima discriminazione che favorirebbe – urlano vendetta, ma ancor prima c’è da chiedersi cosa si vorrebbe mai dimostrare. Immaginiamo un generico richiamo alle “tradizioni” di una società che esiste ormai solo nella propaganda terra-terra a uso social. Si fa fatica anche a scorgere, oltretutto, veri e propri richiami religiosi: per la Chiesa di oggi risulta improponibile sostenere una scelta di fede per pura convenienza economica. Non a caso, dal Vaticano è arrivata una stroncatura a tempo di record, prima di farsi tirare per la giacchetta dai fanatici dei bonus a effetto. Il ‘caso’ è evidentemente già finito, ma ne scriviamo come monito per una politica che non riesce a far pace con l’evoluzione dei costumi e prova a ribattere con vuoti richiami di plastica a un tempo che non c’è più.   Di Fulvio Giuliani

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